Mi riferisco a Il passato di Asghar Farhadi.
Ecco la recensione:
Il passato (Le passé) di Asghar Farhadi del
2013. Con Bérénice Bejo, Tahar Rahim, Ali Mosaffa, Pauline
Burlet, Jeanne Jestin, Elyes Aguis, Sabrina Ouazani, Babak Karimi,
Valeria Cavalli, Eleonora Marino. (130 min. ca.)
Marie (Bejo) e Ahmad (Mosaffa)
stanno per divorziare. Quest'ultimo torna appositamente a Parigi per
firmare la carta del divorzio. E si ritrova ospite in casa della
donna, con le due figlie (da due altri diversi matrimoni) e il figlio
del nuovo compagno Samir (Rahim), la cui (non ancora) ex moglie è in
coma dopo un tentativo di suicidio, forse per colpa della loro
relazione. Tutti dovranno fare i conti con il passato per rimettere
le cose a posto e andare avanti. Oppure no.
Grande pellicola
drammatica iraniana molto asciutta - ma non fredda e distaccata - e
soprattutto realistica nel mostrare la realtà quotidiana di una
"famiglia" non convenzionale.
Ahmad è forse lo stesso
Farhadi, è il suo sguardo ad un'Europa forse più libera nei
rapporti personali ma anche un po' superficiale nelle cose serie.
Corale, dagli intrecci per niente scontati, è (come lo era Una separazione*) un vero e proprio puzzle, nel quale i fatti
vengono ricostruiti, le verità vengono riportate alla luce con
un'intelligenza e una lucidità incredibili.
Ed un ritmo costante,
pieno di piccoli indizi che spuntano da dietro l'angolo e fanno
incuriosire sempre di più. Un plauso agli attori. Se Bérénice Bejo
promette già bene sulla carta, sono tutti gli altri ad essere
altrettanto (se non di più) straordinari. Tahar Rahim - che abbiamo
potuto rivedere recentemente in Samba* con Omar Sy in un
ruolo più giocoso e brillante - qui incarna benissimo un ragazzo
ambiguo, quasi detestabile all'inizio della storia, ma che mano a
mano, quando si riesce a capire la motivazione dei suoi modi di fare
un po' bruschi, diventa perfino piacevole (perché ricco di sfumature). Ali Mosaffa è bravo come
lo era stato Peyman Moaadi: recitazione essenziale e credibile. Ma
davvero tutti, perfino i bambini e la giovanissima Pauline Burlet,
riescono a non essere leziosi e totalmente immersi nel ruolo.
Alcune
scene sono veramente toccanti (quella con Samir e il figlio Fouad in
metro, ad esempio) senza usare colpi bassi, senza espedienti
strappalacrime.
Regia di polso, scrittura perfetta (sempre di Asghar
Farhadi).
Un film equilibrato ma al contempo emozionante, mai banale
e davvero impeccabile. Una perla.
Da vedere assolutamente.
Consigliatissimo.
*Mie recensioni
Voto: ****
Il trailer:
Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?
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