giovedì 4 agosto 2016

Poison di Todd Haynes, tre storie intrecciate che parlano di sessualità e disagio nei confronti di una società che non accetta la "diversità". Sperimentale, grezzo, viscerale. Todd Haynes al suo primo lungometraggio già si dimostra interessante e capace

Oggi vi voglio parlare di un film di un po' di anni fa. Un film di un regista e autore ormai amatissimo e che io adoro da quando l'ho scoperto e che continuo ad amare di opera in opera.
Mi riferisco a Poison di Todd Haynes.
Ecco la recensione:




 
Poison di Todd Haynes del 1991. Con Scott Renderer, James Lyons, Edith Meeks, Millie White, Buck Smith, Rob LaBelle, Damien Garcia, Anne Giotta, Lydia Lafleur, Ian Nemser, Evan Dunsky, Marina Lutz, Barry Cassidy, Richard Anthony, Angela M. Schreiber, Justin Silverstein, Chris Singh, Edward Allen. (85 min. ca.)
Un bambino spara al padre, si getta dalla finestra e scompare. Uno scienziato beve per sbaglio l'elisir della sessualità e diventa un lebbroso che uccide (anche involontariamente). In un carcere, un uomo prova attrazione per un suo compagno che da piccolo aveva visto essere umiliato. 












Primo lungometraggio del regista Todd Haynes e film che apre il movimento New Queer Cinema. Tre stili diversi per ogni storia (ma comunque sono intrecciate in qualche modo). 
La prima ha uno stile amatoriale, da pseudo reportage. La seconda, in B/N, è un horror che si rifà ai classici e un po', probabilmente, a David Lynch (The Elephant Man ad esempio, anche se non è d'orrore). La terza è cupa, sperimentale, a volte perfino insostenibile, cruda, estrema. 
Haynes osa, prende ispirazione dagli altri ma usa un linguaggio tutto suo, personalissimo e originale. Non tutto è comprensibile, perfetto e "bello" esteticamente come i suoi lavori successivi tanto ricercati, dalla cura maniacale per i particolari, la fotografia, e ogni elemento che li compone. 
Qui è tutto più grezzo, viscerale, eppure molto, molto potente. 
E già le immagini dei titoli di testa fanno capire che ci si trova davanti ad un vero autore e, soprattutto, ad un grande cinefilo. 
Al suo fianco troviamo la produttrice Christine Vachon, la quale, in questo caso, è anche il suo aiuto-regista. 
Un film essenziale, senza attori famosi (qui è più importante il messaggio che il resto) ma ispirato, intrigante e coraggioso. 
Da vedere almeno per curiosità. Consigliato.


Voto: ***/***1/2









Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?













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