giovedì 5 maggio 2016

Safe di Todd Haynes, film drammatico su una persona che non sopporta più le sostanze nocive dell'ambiente (o forse non tollera più la società, il suo modo di vivere?). Inquietante, emblematico, enigmatico, con una già ottima Julianne Moore. Un gioiello

Oggi vi voglio parlare di un film di parecchi anni fa. Un film di un regista e autore eccezionale, che io personalmente amo tantissimo. Un film drammatico disturbante, inquietante. Con una protagonista fantastica.
Mi riferisco a Safe di Todd Haynes.
Ecco la recensione [ATTENZIONE, immagini SPOILER]:





Safe di Todd Haynes del 1995. Con Julianne Moore, Peter Friedman, Xander Berkeley, James LeGros, Susan Norman, Kate McGregor-Stewart , Mary Carver, Steven Gilborn, April Grace, Lorna Scott, Jodie Markell, Brandon Cruz, Dean Norris, Jessica Harper. (119 min. ca.)
Carol White (Moore) è una donna benestante. Una comune casalinga che vive nella sua bella casa tutta ben arredata con il marito Greg (Berkeley). Le sue uniche preoccupazioni sono le cene e i pomeriggi con le amiche. Un giorno qualcosa cambia: Carol comincia a sentirsi stanca, ad avere attacchi d'asma, a non sopportare più lo smog cittadino, detersivi, ecc... In pratica è affetta da quella che viene chiamata sensibilità chimica multipla, scambiata spesso per suggestione. Arriverà ad abbandonare tutto per trasferirsi a Wrenwood, una sorta di comunità new age (ma a sfondo religioso) che si trova in una zona deserta dell'America. 























Film (indipendente) drammatico che fin dall'inizio mostra qualcosa di stridente, di oppressivo (la straniante, bizzarra e volutamente imbarazzante scena di sesso di Carol con il marito), di malato. Questa sensazione strisciante aumenta via via sempre di più, per arrivare ad un finale assolutamente agghiacciante. 
Agghiacciante perché non dà risposte ed è freddo come quella sorta di igloo nel quale vive la sempre più emaciata protagonista. una donna che si spoglia totalmente di quanto aveva e di ciò che era, come se il male fosse nella sua esistenza tanto frivola e materiale. 
Eppure le cose non cambiano davvero. Che le sia davvero servito abbandonare anche gli affetti più cari per rifarsene altri (completamente artificiali)? Che non sia proprio quella la vera follia? Todd Haynes, al suo secondo lungometraggio, dimostra di avere una sensibilità fuori dal comune e un gusto, un senso della misura realmente impeccabili (caratteristica visibile anche in tutte le altre sue opere seguenti, del resto) sia come regista che come sceneggiatore. 
Non era facile parlare di un argomento così delicato senza scadere nel ridicolo. Lui è riuscito ad avere quella lucidità ed intelligenza per raggirare l'ostacolo. 
Colpisce soprattutto l'attenzione anche ai più piccoli particolari, sia per quanto riguarda la direzione degli attori, che per quanto concerne i movimenti di macchina. Lentissimi, ponderati, mai superflui, assolutamente coerenti con quel senso di asfissia e di pesantezza che respirano sia Carol che lo spettatore (e quel senso di inadeguatezza e di estraneità che prova lei durante la degenza al centro). Carol, una Julianne Moore già allora straordinaria. Todd Haynes non poteva trovare un'attrice migliore di lei (poi diventerà la sua attrice "feticcio"). Un'interpretazione bilanciata (in linea con lo stile e i toni della pellicola), sofferta, interiore e non soltanto fisica. Ambigua e allo stesso tempo posata ed elegante. Impeccabile. Bravi anche gli altri. Soprattutto Peter Friedman che interpreta Peter Dunning, il capo dell'organizzazione e del centro e sorta - come succede spesso in questi casi - di guru. 
Ottima l'ambientazione desolata della seconda parte in pieno contrasto con il lusso della prima. Fantastica anche la fotografia, con un uso tutto creativo di luci ed ombre (qui non c'è l'apporto del fido Ed Lachman ma Alex Nepomniaschy. Eppure le indicazioni di Haynes hanno dato buoni frutti). Montaggio perfetto. Colonna sonora adeguata. 
Un film particolare, fuori dagli schemi e realmente inquietante perché asettico, brutale, misterioso e impenetrabile. Una “pacchia” per gli ipocondriaci. 
Meriterebbe di essere conosciuto di più. 
Da vedere assolutamente. Consigliatissimo. 


Voto: ***1/2/****






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