domenica 1 maggio 2016

CULT anni '90 - Via da Las Vegas di Mike Figgis, film drammatico e storia di un amore anticonvenzionale tra due personaggi soli. Tristissimo, devastante, con qualche momento di tenerezza. Nicolas Cage (vincitore dell'Oscar) ed Elisabeth Shue sono perfetti. Un gioiello

Oggi vi voglio parlare di un film di parecchi anni fa ormai. Un film triste, senza speranza, ma davvero un gioiello del cinema americano anni '90. Con due ottimi protagonisti.
Mi riferisco a Via da Las Vegas di Mike Figgis.
Ecco la recensione:





Via da Las Vegas (Leaving Las Vegas) di Mike Figgis del 1995. Con Nicolas Cage, Elisabeth Shue, Julian Sands, Richard Lewis, Steven Weber, Emily Procter, Valeria Golino, Thomas Kopache, Laurie Metcalf, Graham Beckel, R. Lee Ermey, Xander Berkeley, Mariska Hargitay, Jeremy Jordan , Carey Lowell , French Stewart, Mike Figgis, Ed Lauter, Lucinda Jenney. (111 min. ca.)
Ben Sanderson (Cage), è uno sceneggiatore alcolizzato che perde il lavoro e la famiglia per questo suo "vizio". Decide dunque di lasciare Los Angeles ed andare a Las Vegas per ubriacarsi fino a morire. Arrivato lì però incontra Sera (Shue), una prostituta. Si innamorano istantaneamente. Ben fa un accordo preciso con Sera per poter continuare a frequentarsi: che lei non lo obblighi mai a smettere di bere. 






























Film drammatico tratto dall'omonimo romanzo di John O'Brien, che si è suicidato prima di veder la pellicola realizzata. Una sorta di Giorni perduti (capolavoro di Wilder) con un finale agghiacciante. Parla di due persone sole già all'inizio spacciate. Tutto è più che coerente. Non c'è speranza per loro: solo sofferenza. Sofferenza anche fisica. 
Che si tratti della dipendenza portata all'estremo di Ben o degli abusi subiti da Sera, ogni cosa è visibile. Ma è anche e soprattutto una storia d'amore anticonvenzionale, con loro due che cercano di donarsi quel briciolo di affetto che hanno nascosto, restando comunque rassegnati alla loro sorte. 
Il cast è perfetto. Nicolas Cage (che vinse l'Oscar per questo ruolo) è bravissimo. Probabilmente è una delle migliori performance della sua carriera. Madido di sudore, dal colorito giallo, occhiaie profonde, spasmi e scatti d'ira, deliri vari ma non solo: è anche capace di dare una sorta di dolcezza ad un personaggio tragico e disperato. Il suo sguardo e la sua postura sono memorabili. Ottima anche Elisabeth Shue che allora aveva preso parte solo a film leggeri o di altro genere e che qui riesce ad essere credibile nel ruolo della prostituta senza mai scadere nel volgare, nonostante pronunci frasi forti o prenda parte a scene violente, crude, provocanti o scabrose. Insomma, dà dignità al personaggio. (Aveva avuto la nomination all'Oscar senza vincerlo). Gli altri sono di contorno, dato che la vicenda si svolge nelle varie stanze d'albergo e altre abitazioni. C'è anche un cameo del regista nel ruolo di un mafioso russo e Julian Lennon, figlio di John, interpreta il piccolissimo ruolo del barista che soccorre Ben in una rissa. 
Girato e sceneggiato benissimo dallo stesso Figgis (che ha composto anche la suggestiva colonna sonora con la collaborazione di Sting che interpreta quasi tutti i brani), dai tempi perfetti, è un film tragico che mostra quanto in basso possano finire certe persone e quanto squallida possa diventare l'esistenza. 
Eppure qualche barlume di dolcezza c'è: ad esempio quando Sera regala una fiaschetta da liquore a Ben e lui risponde grato: "Ecco la ragazza che fa per me!". In quel passaggio c'è la sintesi del loro rapporto, ossia l'accettarsi senza cambiare l'altro. Che sarebbe la base per qualsiasi relazione, se in questo caso non fosse così poco sana e impossibile. 
Inoltre, l'unica e inevitabile scena di sesso è quanto di più imbarazzante, bizzarra e straziante ci possa essere: totalmente malata e dolente, eppure piena di amore, di vero amore. 
Il finale - che lo spettatore attende, ma che non vorrebbe posticipare - arriva come uno schiaffo essendo altissima l'empatia che si prova per questi due sfortunati derelitti. Doloroso, un grido soffocato - come quelli di Ben durante le sue crisi - di disperazione. 
Devastante, tristissimo, tuttavia sincero, diretto, mai ricattatorio (anche perché se un momento prima fa sorridere e le cose sembrano andare meglio, un momento dopo ti getta una secchiata di acqua fredda rompendo l'incantesimo. Semmai usa tutti i trucchi necessari per mostrare varie sfaccettature delle vicissitudini dei protagonisti). 
Meraviglioso (e giustamente un cult degli anni '90). 
Da vedere assolutamente (solo quando si è in vena). Consigliatissimo. 


Voto: ****





Il trailer:






Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?










  
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