martedì 18 novembre 2014

Amistad di Steven Spielberg, grande film storico sulla vicenda realmente accaduta del vascello spagnolo in acque americane. Poetico, misurato, emozionante e pieno di tensione con un cast perfetto

Oggi vi voglio parlare di un film di parecchi anni fa di un regista che apprezzo e detesto al contempo perché a film originali, intelligenti e ben fatti nell'epoca della cosiddetta New Hollywood ha contrapposto film commerciali pieni di buonismo. In questo caso invece, con mia sorpresa, se la retorica c'è, è misurata, doverosa, ben inserita nel contesto e non sfacciata.
Mi riferisco ad Amistad di Steven Spielberg.
Ecco la recensione:





Amistad di Steven Spielberg del 1997. Con Anthony Hopkins, Morgan Freeman, Stellan Skarsgård, Nigel Hawthorne, Djimon Hounsou, Matthew McConaughey, David Paymer, Pete Postlethwaite, Peter Firth, Austin Pendleton, Jeremy Northam, Arliss Howard, Anna Paquin, Razaaq Adoti, Abu Bakaar Fofanah, Darren Burrows, Tomás Milián, Michael Massee, Chiwetel Ejiofor, Paul Guilfoyle. (152 min. ca.)
Nel 1839 gli schiavi di colore dell'Amistad, il vascello spagnolo, si ribellano togliendosi le catene e uccidono l'equipaggio con a capo Cinqué (Hounsou). Lasciano vivi due membri e li costringono a virare verso l'Africa ma vengono fermati da una nave americana e incatenati nuovamente e sottoposti al giudizio della Corte per decidere la loro sorte, condannati per pirateria e omicidio dell'equipaggio. L'avvocato Roger S. Baldwin (McConaughey) con Theodore Joadson (Freeman) e Lewis Tappan (Skarsgård) riescono a far portare il caso alla Corte Suprema e coinvolgeranno l'ex Presidente abolizionista John Quincy Adams (Hopkins) per fare l'arringa finale. Cinqué e gli altri schiavi verranno considerati uomini liberi.























Interessante ricostruzione storica che è più un dramma giudiziario - avvincente per altro - molto asciutta e ben narrata, senza lungaggini e sensazionalismi ma comunque sempre nello stile disneyano alla Spielberg. Tutto molto patinato, creato a tavolino per far empatizzare il pubblico.
Ma qui, a differenza di come farà in seguito, riesce a non andarci pesante, a non essere pesante. Anzi, tutti gli elementi sono ben calibrati e l'emozione, anche se c'è, anche se sono presenti scene madri, non viene mai caricata. Un plauso a lui.
Inoltre la scelta del cast è perfetta. McConaughey, anche se ancora più acerbo ha la faccia e il piglio giusti. Stessa cosa vale per gli altri. Dal sempre carismatico Morgan Freeman a Stellan Skarsgård e ovviamente a Hopkins che interpreta in modo magistrale l'ex Presidente.
Grandioso, più di tutti però, Djimon Hounsou che interpreta magistralmente il ruolo dello schiavo Mende Cinqué con intensità e forza.
Se l'adattamento è fedelissimo ai testi originali, il doppiaggio invece appiattisce le voci. Quella di Hopkins è totalmente diversa, ad esempio. Inoltre, nei dialoghi in altre lingue, viene perso il pathos, la verosimiglianza. Un peccato.
Belle invece le scenografie, bella la fotografia un po' invecchiata, ottimo il montaggio, ottima anche la sceneggiatura senza buchi che ha dato una struttura solida all'opera.
Un film poetico che fa riflettere, coinvolge, appassiona e non annoia nonostante la lunga durata.
Da vedere assolutamente. Consigliatissimo.


Voto: ***1/2










Il trailer:







Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?












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