giovedì 24 aprile 2014

Blue Jasmine, l'ultimo film di Woody Allen. Commedia drammatica con una fenomenale Cate Blanchett (Premio Oscar per Migliore Attrice Protagonista)

Oggi vi voglio parlare di un film recente di un regista che in questi ultimi anni è piuttosto discontinuo. Alterna film belli a film banalotti e inconsistenti. Questo fa parte della prima categoria fortunatamente. Mi riferisco a Blue Jasmine di Woody Allen con una strepitosa Cate Blanchett.
Ecco la recensione [ATTENZIONE, contiene SPOILER]:




Blue Jasmine di Woody Allen del 2013. Con Cate Blanchett, Sally Hawkins, Alec Baldwin, Bobby Cannavale, Andrew Dice Clay, Peter Sarsgaard, Michael Stuhlbarg. (98 min. ca.)
Parabola discendente di Jasmine (Blanchett) una ricca altolocata (anzi, "arricchita" è il termine più appropriato) newyorkese che una volta scoperti i tradimenti del marito Hal (Baldwin), uomo d'affari e truffatore, lo fa arrestare dall'FBI e in contemporanea ha una crisi di nervi. Superato - per così dire - lo shock iniziale (anche se lui nel frattempo si suicida in carcere) cerca di farsi aiutare dalla sorella a riprendere in mano la sua vita. Ginger (Hawkins), la sorella in questione, vive a San Francisco e si guadagna da vivere lavorando in un supermercato e ha un nuovo compagno (Cannavale) dopo che il marito l'ha lasciata quando hanno perso tutti i soldi vinti alla lotteria per averli investiti insieme ad Hal. 
Tutte e due poi erano state adottate, quindi non si somigliano neanche vagamente: hanno un modo di vedere l'esistenza totalmente diverso. Jasmine è talmente abituata alla menzogna e ad avere tutti che le corrono dietro che non riesce neanche a tenersi un nuovo vero amore. Neanche la sorella riesce (e ha la voglia) di assecondare le sue paturnie. Crollerà psicologicamente in maniera definitiva. 







Così su due piedi potrebbe apparire una commedia come tante (ed in effetti lo è, così come è perfino un po' sottotono), ma l'approfondimento psicologico del personaggio di Jasmine è impeccabile. E' meschina, altezzosa, non riesce a fare a fare a meno di giudicare tutti dall'alto neanche quando lei è sprofondata talmente in basso da non poter più risalire. E' una persona che ha bisogno di avere sicurezze, di avere tutto sotto controllo, di dimostrare di essere superiore agli altri, legandosi a persone di un certo ceto sociale, ma tutto le sfugge di mano. Faceva finta di non vedere cosa stava succedendo al suo matrimonio e ai conti del marito per suo comodo. Per questi modi di fare perderà tutti, anche il figlio. 
In questo Allen è stato geniale: Jasmine è assolutamente detestabile. Lo spettatore vede che sta male, che è andata fuori di testa e soffre veramente ma non riesce a provare troppa pietà per lei (anche se ci viene fatto capire che fin da piccola veniva considerata quella con i "geni" buoni e doveva sempre dimostrare di essere all'altezza). Nella filmografia del regista è forse uno dei personaggi femminili più antipatici e perfidi (e sappiamo quanto ami e veneri le sue "muse" e quanto le donne siano sempre forse un passo in avanti rispetto agli uomini. Ladida-la-la-la).
E la Blanchett è meravigliosa nell'interpretarla con mille sfumature possibili. E' sempre sul filo del rasoio, sempre sull'orlo di una crisi. Piange, cova rabbia, ha attacchi di panico che sembrano reali. Tutto in modo magistrale, geniale, con una classe e una misura encomiabili (in effetti l'Oscar è meritatissimo. E lo dice una che non è una sua  grande fan). E' credibile nel ruolo senza sembrare esagerata: è lei a portare addosso il peso del film (probabilmente era voluto). 
Gli altri sono personaggi di contorno: anche se la Hawkins che interpreta la sorella è davvero in gamba, ma perde fascino verso la fine e la sua storia parallela diventa un po' noiosetta. Cannavale carismatico ma troppo macchiettistico; Stuhlbarg (A Serious Man dei Coen) fa solo una piccolissima parte. Ci sono parecchi buchi di sceneggiatura, e certe forzature che non convincono (la nuova vita del figlio) però, tutto sommato è una pellicola interessante per i motivi di cui sopra. 
Ma il vero Allen non c'è più. Insomma, è diventato più pesante (anche se Settembre e Un'altra donna erano seri ma dallo stile bergmaniano, quindi sono un'altra cosa ancora), non c'è molta ironia, sembra prendersi troppo sul serio. C'è il cinismo, ma anche tanta cattiveria e quasi rassegnazione (insomma, i personaggi per quanto cerchino di migliorarsi alla fine rimangono sempre gli stessi). E' sostanzialmente un film triste. Detto questo, se lo si prende così com'è è godibile e obiettivamente valido (riflettendoci è tutt'altro che superficiale). E probabilmente mostra solo un'altra faccia del regista newyorkese (tra l'altro, il personaggio è proprio di New York). La morale qual è? I soldi non fanno la felicità? Sii sincero? Il male che fai ti ritorna indietro? O ama la tua famiglia? (Da che pulpito...) Comunque, da vedere. Consigliatissimo (anche soltanto per la Blanchett).


Voto: ***1/2










Il trailer:





Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?








(Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata)

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