venerdì 31 marzo 2017

È solo la fine del mondo di Xavier Dolan, dramma tratto da una pièce teatrale di Jean-Luc Lagarce. Molto caricato, dolente e ansiogeno (ed asfissiante, come il caldo che permea la storia), diretto e scritto in modo impeccabile. Tutti gli attori sono al servizio di questo grande talento che è il regista (e sceneggiatore e produttore e montatore, ecc...)

Oggi vi voglio parlare di un film recente. Un film molto atteso di un autore molto giovane ma già tanto acclamato.
Mi riferisco a È solo la fine del mondo di Xavier Dolan.
Ecco la recensione:






È solo la fine del mondo (Juste la fin du monde) di Xavier Dolan del 2016. Con Nathalie Baye, Vincent Cassel, Gaspard Ulliel, Léa Seydoux, Marion Cotillard, Antoine Desrochers. (97 min. ca.)
Louis (Ulliel) è uno scrittore francese trentenne che decide dopo dodici anni di tornare a far visita alla famiglia per dire che di lì a poco morirà. Farlo sarà un'impresa... 
















Film drammatico tratto dalla pièce teatrale di Jean-Luc Lagarce. 
Tutti che si parlano addosso senza in realtà dirsi nulla (è un modo simbolico, caricato ed estremo per rappresentare l'incomunicabilità) ed è presente un senso strisciante d'ansia che provoca angoscia nello spettatore. 
L'impianto teatrale si sente e si vede, ma Dolan è riuscito a dare molto dinamismo, anche grazie ad immagini irreali, flashback sulle note (a mò di videoclip) di Dragostea din tei. Momento molto "pop" che irrompe in un contesto più serioso e di contegno nonostante i dialoghi concitati e le scene di grande tensione. 
Il pranzo, la cena con il gran caldo (elementi ricorrenti nei grandi drammi teatrali e cinematografici con famiglie disfunzionali nei quali si perde il senno e ci si sputa veleno addosso) rendono il clima asfissiante, opprimente e gli attori sono bravissimi a mostrare il disagio in questa circostanza. 
Da Nathalie Baye, matriarca fiera e un po' distaccata che regala qualche attimo particolarmente toccante e commovente a Vincent Cassel, un nevrotico frustrato. Da una Léa Seydoux che cerca invano di farsi amare e di conoscere un fratello di cui non si ricorda - o quasi - a una Marion Cotillard spaesata, sottomessa dal marito, balbuziente. E lui, Gaspard Ulliel, un protagonista perfetto. Intimorito, taciturno, mogio. Un'interpretazione davvero sentita. 
L'atmosfera delirante e quasi sospesa ed irreale diviene via via sempre più insopportabile, in un crescendo che sfocia in un finale con una grande prova soprattutto di Cassel e della Seydoux. 
La recitazione di tutti è - come in ogni lavoro del regista - sopra le righe, ma in questo caso è consona all'origine teatrale dell'opera. 
Un film sul rancore familiare e sulla difficoltà dei rapporti che potrà risultare finto al primo impatto, superficialmente, ma che in verità è molto più realistico di quanto si possa immaginare (a livello di tematica) che stordisce, spiazza: è dolentissimo ed intenso pur rimanendo "glaciale". 
Xavier Dolan (sceneggiatore, regista, produttore, montatore, curatore dei costumi) si riconferma un giovane autore di rara sensibilità e dal talento sconfinato, che lascia senza parole e quasi commossi per la capacità così incisiva (anche tecnicamente nei movimenti di macchina, nei primissimi piani) di trattare temi come un regista consumato e già maturo (d'età ed artisticamente). 
Non il suo lavoro migliore forse, tuttavia il livello è ed era altissimo e deve ricevere solo lodi. 
Da vedere assolutamente. Consigliatissimo.



Voto: ***1/2






Il trailer:








Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?











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