giovedì 9 marzo 2017

Indivisibili di Edoardo De Angelis, dramma surreale "garroniano" che ben descrive il degrado di alcune zone della Campania e del tirare a campare sfruttando, parlando della storia di due sorelle siamesi. Candidato ad una valanga di #DavidDiDonatello

Oggi vi voglio parlare di un film recente. Un film italiano tra i candidati ai prossimi David di Donatello. Davvero molto, molto valido.
Mi riferisco ad Inseparabili di Edoardo De Angelis.
Ecco la recensione:





 
Indivisibili di Edoardo De Angelis del 2016. Con Angela Fontana, Marianna Fontana, Antonia Truppo, Massimiliano Rossi, Tony Laudadio, Marco Mario de Notaris, Gaetano Bruno, Gianfranco Gallo, Peppe Servillo. (100 min. ca.)
Daisy e Viola (Angela e Marianna Fonatana) sono due gemelle siamesi che vivono nella provincia napoletana e vengono fatte sibire come cantanti (e come fenomeni da baraccone) durante feste, comunioni, matrimoni. Un giorno scopriranno di poter essere separate (non avendo organi in comune e neanche il bacino): cercheranno, con fatica, di ribellarsi. 








Film che raccontando una storia particolare di due ragazze sfortunate, parla anche del degrado di Napoli, dell'ottusità, dello sfruttamento (anche la religione viene adoperata al fine di intascarsi soldi, giocando sulla fede) di quella parte d'Italia. 
De Angelis lo fa con uno stile surreale, grottesco à la Garrone, aiutato dalla sceneggiatura di Nicola Guaglianone (Lo chiamavano Jeeg Robot*): perfetta, ispirata, ricca di suggestioni garroniane. 
Gli attori sono in parte. Le ragazzine sono credibili (a volte un po' sopra le righe, ma fa parte della "sceneggiata", del contesto), Antonia Truppo (vista in Lo chiamavano Jeeg Robot) è convincente nei panni della madre spostata, dedita all'alcol. Ottimi tutti gli altri (c'è anche un cameo di Peppe Servillo. Il suo è il personaggio chiave in realtà). 
Ambientazione azzeccata, fotografia fredda ed evocativa, colonna sonora che ben si adatta al clima. Un film bizzarro, che lascia un velo di malinconia, di impotenza e profonda tristezza e fa empatizzare per le protagoniste. 
Fin dalla prima inquadratura, dai primi movimenti di macchina si intuisce la validità dell'opera. 
Forse il limite è, come accennato prima, lo strizzamento d'occhio alla poetica, allo sguardo di Matteo Garrone. Ma è veramente valido. 
Da vedere. Consigliatissimo.
(Candidato a ben 17 David di Donatello. Presentato durante la scorsa Mostra del Cinema di Venezia). 

*Mia recensione
Voto: ***/***1/2 










Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?












Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata

Nessun commento:

Posta un commento