domenica 11 settembre 2016

LEONE D'ORO 73a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia: The Woman Who Left di Lav Diaz, dramma e storia di vendetta e di redenzione. Tempi dilatati e momenti sorprendenti per un film che si insinua nello spettatore piano piano, conquistandolo

Oggi vi voglio parlare di un film visto in sala oggi. Il film vincitore del Leone d'Oro alla 73a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.
Mi riferisco a The Woman Who Left di Lav Diaz.
Ecco la recensione:





The Woman Who Left (Ang Babaeng Humayo) di Lav Diaz. Con Charo Santos-Concio, John Lloyd Cruz. (225 min. ca.)
Nelle Filippine di fine anni '90 (1997), una donna appena uscita di prigione - in cui è rimasta ingiustamente trent'anni -, si mette alla ricerca del responsabile del suo arresto. Questi, suo ex fidanzato, è un boss locale con guardie del corpo al suo fianco. Nel suo percorso incontrerà Hollanda, una trans che avrà bisogno del suo aiuto. La donna rivedrà i suoi piani...
Dramma e storia di vendetta e di redenzione in B/N, dai tempi dilatatissimi e riflessivi, con stacchi di montaggio e cambi di ripresa improvvisi: si passa da camera fissa a camera a mano dopo ore. Oppure alcune inquadrature sono fuori fuoco.
Con scene lunghissime di attacchi di epilessia o di un venditore di balut (uovo fecondato bollito) disperato.
Insomma, Lav Diaz osa, sperimenta senza timori.
E regala dei momenti sorprendentemente di impatto emotivo (e cinemtografico): la protagonista e Hollanda, ormai diventate amiche, cantano Somewhere tratta da West Side Story*. Due minuti tenerissimi e al contempo forti, perché, anche in questo caso, lo spettatore non se l'aspettava.
O ancora, l'interrogatorio di Hollanda.
I personaggi sono caratterizzati benissismo, gli attori sono notevoli.
Il finale aperto e suggestivo lascia un po' attoniti. E poi si continua a ripensare a tutta l'opera e si capisce quanto sia grande.
Un film di non facile fruizione (per la durata soprattutto. Tre ore e quarantasei sono una vera sfida, ma coinvolge e tiene incollati alla poltroncina. E per lo stile, ovviamente), ma neanche così ostico come si potrebbe pensare, particolare, che si insinua piano piano e si fa amare.
A ben vedere, la vittoria del Leone d'Oro è meritatissima.
Da vedere (sperando abbia la giusta distribuzione). Consigliato.

*Mia recensione
Voto: ***1/2





Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?












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