domenica 18 settembre 2016

CULT CLASSICO - Margherita Gauthier, melodramma tratto dal famoso romanzo di Alexandre Dumas figlio. Elegante, fine e, ovviamente, tragico, ma senza rinunciare ad una sottile ironia e a dialoghi brillanti. Protagonista assoluta la Divina Greta Garbo

Oggi vi voglio parlare di un altro film di molti, moltissimi anni fa. Un film diretto da un regista di Hollywood amato e stimato. Con una grande diva (anzi, la Divina) come protagonista (oggi sarebbe stato il suo compleanno. Una piacevole e strana coincidenza, per quanto mi riguarda).
Mi riferisco a Margherita Gauthier di George Cukor.
Ecco la recensione:






Margherita Gauthier (Camille) di George Cukor del 1936. Con Greta Garbo, Robert Taylor, Lionel Barrymore, Elizabeth Allan, Jessie Ralph, Henry Daniell, Lenore Ulric, Laura Hope Crews. (108 min. ca.)
Marguerite Gauthier (Garbo) è una cortigiana sull'orlo del fallimento economico e sempre malaticcia. Rifiuta più volte il ricco Barone de Varville (Daniell) per amore di Armand (Taylor), un giovane non altrettanto ricco. Il padre di Armand (Barrymore) andrà a farle visita nella casa di campagna dove i due soggiornano e la convince a lasciarle il figlio per una questione di interessi familiari. A quel punto ritorna col Barone. Ma il vero amore e il destino (la tisi che peggiora) saranno in agguato. 





















Tratto dal romanzo La signora delle camelie di Alexandre Dumas figlio, è un melodramma garbato e intelligente, con il classico stile di Cukor. 
Se il finale è risaputo ed ovviamente tragico, il resto, soprattutto l'inizio, viene presentato come una commedia degli equivoci amorosi. Equivoci, incomprensioni, impedimenti che si faranno via via sempre più pesanti e andranno di pari passo con il peggiorare della salute di Marguerite. 
Ma ciò non impedisce all'opera di sfoderare umorismo e dialoghi brillanti. 
E Cukor, "il regista delle donne", sa come come dirigere la sua protagonista (ma in generale tutto il cast). Se la tagline di Ninotchka diceva: "La Garbo ride", anche qui, tre anni prima - in particolare nell'incipit - la grande diva svedese ride di gusto. Ha fascino, carisma, vive il suo personaggio. Davvero struggente, ironica, misurata (algida? Forse). Bravo anche Robert Taylor: credibile e mai languido. Ottima Laura Hope Crews nel ruolo della perfida e pettegola Prudence. Bravissime tutte le altre donne, compresa Lenore Ulric, la cerca marito Olympe. 
Un film coinvolgente, scritto benissimo, senza punti morti, con un ritmo sempre costante e che, nonostante la vicenda e la scena madre finale commovente, non cade mai nel patetismo più spicciolo, rimanendo sempre dignitoso ed elegante. Ottimo anche l'uso delle luci (a volte provenienti solo da candele) e ombre. 
Un classico da vedere (quando si è dell'umore adatto). Consigliatissimo. 


Voto: ****






Il trailer:







Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?










   
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