venerdì 6 giugno 2014

The Sessions - Gli incontri di Ben Lewin, commedia (tratta da un soggetto del vero Mark O'Brien) che con leggerezza (ma sempre con rispetto), sensibilità ed ironia riesce a trattare il delicato tema della sessualità dei disabili. Ottimi, davvero inappuntabili i due protagonisti John Hawkes ed Helen Hunt

Oggi vi voglio parlare di un film che tratta la disabilità e il sesso in modo leggero ma non superficiale, con garbo e ironia.
Mi riferisco a The Sessions - Gli incontri di Ben Lewin.
Ecco la recensione:




The Sessions - Gli Incontri (The Sessions) di Ben Lewin del 2012. Con John Hawkes, Helen Hunt, William H. Macy, Moon Bloodgood, Adam Arkin, Robin Weigert. (98 min. ca.)
Film che racconta la reale vicenda di Mark O'Brien (Hawkes), poeta poliomielitico, il quale dall'età di sei anni vive quasi tutto il giorno in un polmone d'acciaio dato che la malattia l'ha reso tetraplegico. Arrivato a trentotto anni, vuole scoprire la sessualità a lui sempre negata per poi scriverne un articolo. Con la "benedizione" di padre Brendan (Macy) - Mark era molto credente - decide di affidarsi ad un surrogato sessuale, ossia una terapeuta-sessuologa, Cheryl (Hunt), che lo aiuterà a comprendere le potenzialità del suo corpo e a perdere la verginità. Seguiranno l'inevitabile transfert (anche se Mark si era innamorato di un'altra donna prima di lei - non ricambiato - e ancora ci pensava), le gelosie del marito per la spedizione di una poesia. Cheryl comincerà a provare un sentimento profondo e deciderà di troncare le sedute a quattro su sei previste. Quando Mark viene ricoverato in ospedale per un back out mentre si trovava nel polmone d'acciaio conosce la volontaria Susan (Weigert) che, sorprendentemente diventerà l'amore della sua vita. Dopo cinque anni Mark morirà ma avrà vissuto intensamente, amando e essendo amato. 


















Elogio alla vita e al superamento degli ostacoli, racconta con lucidità le emozioni di un disabile e del rapporto con il suo corpo e il sesso con una delicatezza ammirevole dato l'argomento e dati i toni da commedia dolce/amara con qualche spruzzata di ironia (O'Brien si prendeva molto in giro a quanto pare). Certo, fa vedere anche che tutti gli volevano bene (e mai nessuna derisione o altro, soltanto gentilezza nei suoi confronti), ma forse era una cosa normale data la simpatia e l'intelligenza di Mark.
John Hawkes è perfetto, davvero fenomenale nell'interpretazione del protagonista: anche se deve ovviamente rimanere fermo, riesce a recitare soltanto con l'espressione del volto e lo sguardo, riesce subito a creare empatia con il pubblico. 
Una ritrovata Helen Hunt senza alcun pudore e con una sicurezza del suo corpo invidiabile (ci sono diverse scene di nudo e lei sembra sempre a suo agio, come lo dovrebbe essere il suo personaggio in effetti, quindi è molto credibile) riesce a dare una prova toccante, umanizzando il suo personaggio, rendendolo vulnerabile, vivo. Due bellissime prove. 
Da menzionare William H. Macy, un parroco atipico (forse troppo) e molto simpatico. 
Una pellicola tenera (da un soggetto dello stesso Mark O'Brien. Sue anche le poesie citate), senza volgarità malgrado il tema e i discorsi che vengono fatti, senza pietismi (anzi, è proprio di questo che parla) con qualche parte un po' forzata (nel finale, perché il resto è impeccabile) e commovente, ma che raggiunge lo scopo. 
Da vedere assolutamente per aprire la mente. Consigliatissimo. 

Voto: ***1/2











Il trailer: 






Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?











Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata)  

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