sabato 14 giugno 2014

Il re ed io di Walter Lang, musical cult anni '50 che racchiude tutti gli stereotipi di genere in un mix irritante. Con Yul Brinner e Deborah Kerr

I musical mi piacciono molto: negli anni li ho rivalutati e devo dire onestamente che è raro che io li trovi deludenti (a parte, come avrete letto o potrete leggere in questo blog, Les Miserables di Tom Hoooper: fatto con i piedi). Solitamente i musical classici poi hanno quel fascino un po' ingenuo che nonostante tutti i difetti si fanno apprezzare (per le melodie dei brani, per gli attori e così via).
Il film di cui vi voglio parlare oggi invece ha in sè tutto ciò che detesto di questo genere. E' considerato un cult, ma io lo trovo di rara bruttezza ed anche noioso.
Mi sto riferendo a Il re ed io di Walter Lang (regista che ho amato per La segretaria quasi privata, una delle pellicole con la coppia Tracy-Hepburn).
Ecco la recensione:




Il re ed io (The King and I) di Walter Lang del 1956. Con Deborah Kerr, Yul Brinner, Rita Moreno. (133 min. ca.)
Tratto dalla commedia musicale scritta da Richard Rodgers e Oscar Hammerstein II, il quale era tratto dal romanzo di Margaret Landon, narra la storia di Anna Leonowens una vedova con un figlio che parte per il Siam per diventare istitutrice degli innumerevoli figli del re. Riuscirà a farsi voler bene e a cambiare la mentalità sia dai bambini che da quest'ultimo. 















Vero musical-polpettone con due canzoncine degne di nota (le più famose Getting to know you, Shall We Dance) e il resto cestinabile. 
Per l'appunto, è uno dei musical che racchiude tutti gli stereotipi di genere più irritanti: stanno parlando e tutto ad un tratto si mettono a cantare o ballare dicendo frasi melense e ad effetto (stucchevole). Oppure quando cantano non si rivolgono all'interlocutore ma guardano un punto astratto fuori dalla finestra o l'infinito. Neanche Tutti insieme appassionatamente - con la colonna sonora degli stessi Rodgers & Hammerstein - era tanto idiota e patetico (anzi, guardandolo in lingua originale risulta perfino piacevole). Ecco, patetico è proprio l'aggettivo perfetto. Questi thailandesi che spiccicano due parole in inglese e poi si mettono a cantare come soprani/contralti, fanno innervosire. 
Il finale risulta troppo affrettato (seppur almeno qui c'è un po' di compostezza). 
Deborah Kerr bravissima anche nel playback (è stata doppiata da Marni Nixon nelle parti cantate) ma anche lei si fa prendere dal manierismo e risulta finta, Yul Brinner bravo, per carità (ha vinto l'Oscar per questa interpretazione), ma anche lui poco credibile e caricaturale. 
Superficiale nel parlare di tematiche importanti, troppo edulcorato, teatrale, la scansione temporale non esiste: sembrano siano passati tre giorni non mesi o anni (non si riesce a capirlo addirittura). Pomposo, datato e neanche divertente, è un musical che sicuramente avrà funzionato a teatro (ma il libretto non è che offra grandi spunti per realizzare chissà quale capolavoro) ma cinematograficamente è forse uno dei meno riusciti di sempre. 
Secondo rifacimento cinematografico della storia della vera insegnante Anna (il primo, Anna e il re del Siam è del 1946). E' stato realizzato anche un cartone animato e un'altra pellicola, Anna and the King con Jodie Foster. 
Pellicola inutile e perdibile (assurdi i cinque Oscar). Da vedere soltanto per curiosità. (La sottoscritta ama i musical, ma questo obiettivamente non si affronta). 


Voto: **











Il trailer:





Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?










Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata)  

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