Mi riferisco a Un posto al sole di George Stevens.
Ecco la recensione:
Un posto al sole (A Place in the Sun) di George
Stevens del 1951. Con Montgomery Clift, Elizabeth Taylor, Shelley
Winters, Anne Revere, Keefe Brasselle, Fred Clark, Raymond Burr,
Herbert Heyes, Shepperd Strudwick, Frieda Inescort, Kathryn Givney,
Douglas Spencer, Walter Sande, Ted de Corsia, John Ridgely, Lois
Chartrand, Paul Frees. (121 min. ca.)
George Eastman (Clift) è un ragazzo povero
che va a lavorare nella fabbrica dello zio. Contravvenendo al
regolamento, inizia una relazione con Alice Tripp (Winters),
un'operaia. Dopo poco lei gli annuncia di essere incinta, ma George è
invaghito di Angela Vikers (Taylor), amica di famiglia. Come fare per
liberarsi di Alice? Ciò che deciderà lo porterà alla rovina più
totale.
Film tratto dal romanzo Una tragedia americana di
Theodore Dreiser.
Dramma di un uomo, ma anche giudiziario, giallo, poliziesco, sentimentale, in un mix struggente ed efficace.
I personaggi sono ben delineati, la trama è ben raccontata, senza lungaggini di troppo, ma con tutta calma (pur mantenendo un ritmo sempre sostenuto), nonostante i vari snodi. Il cast è eccezionale. Montgomery Clift è sempre eccezionale nel ruolo del timido e un po' dimesso. Anche in questo caso il suo George è sempre tormentato, afflitto, ambugo e strisciante. E lui ha l'espressività giusta, lo sguardo perso, quegli occhi sbarrati indimenticabili. Elizabeth Taylor è incantevole come al solito nella parte della ragazza dolce, capricciosa e viziata. Mai melensa. Shelley Winters interpreta - come di consueto - il ruolo dell'incomodo, della bruttina di cui qualcuno si innamora per poi essere gettata via. Perfetta, espressiva (il dialogo sulla barca è straziante). Raymond Burr (sì, Perry Mason), fantastico nella parte dell'avvocato duro, severo, giusto, alla ricerca della verità).
George Stevens ha diretto magnificamente un film molto difficile da digerire, un vero pugno allo stomaco.
Duro, tagliente, grande affresco dei rapporti di coppia, dell'infatuazione, dell'arrivismo.
Anche tecnicamente è impeccabile. Per gli indizi che vengono sottolineati grazie ad inquadrature ad hoc, per le dissolvenze incrociate, per la colonna sonora potente ed efficace (ma mai invadente).
Premiato meritatamente con sei premi Oscar.
Un gioiello del cinema classico. Da vedere assolutamente.
Consigliatissimo.
Dramma di un uomo, ma anche giudiziario, giallo, poliziesco, sentimentale, in un mix struggente ed efficace.
I personaggi sono ben delineati, la trama è ben raccontata, senza lungaggini di troppo, ma con tutta calma (pur mantenendo un ritmo sempre sostenuto), nonostante i vari snodi. Il cast è eccezionale. Montgomery Clift è sempre eccezionale nel ruolo del timido e un po' dimesso. Anche in questo caso il suo George è sempre tormentato, afflitto, ambugo e strisciante. E lui ha l'espressività giusta, lo sguardo perso, quegli occhi sbarrati indimenticabili. Elizabeth Taylor è incantevole come al solito nella parte della ragazza dolce, capricciosa e viziata. Mai melensa. Shelley Winters interpreta - come di consueto - il ruolo dell'incomodo, della bruttina di cui qualcuno si innamora per poi essere gettata via. Perfetta, espressiva (il dialogo sulla barca è straziante). Raymond Burr (sì, Perry Mason), fantastico nella parte dell'avvocato duro, severo, giusto, alla ricerca della verità).
George Stevens ha diretto magnificamente un film molto difficile da digerire, un vero pugno allo stomaco.
Duro, tagliente, grande affresco dei rapporti di coppia, dell'infatuazione, dell'arrivismo.
Anche tecnicamente è impeccabile. Per gli indizi che vengono sottolineati grazie ad inquadrature ad hoc, per le dissolvenze incrociate, per la colonna sonora potente ed efficace (ma mai invadente).
Premiato meritatamente con sei premi Oscar.
Un gioiello del cinema classico. Da vedere assolutamente.
Consigliatissimo.
Voto: ****
Il trailer:
Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?
Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata
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