lunedì 8 febbraio 2016

IN SALA - 45 anni di Andrew Haigh, dramma sentimentale sul potere dei ricordi e del non detto. Riflessivo, trattenuto ma coinvolgente senza essere strappalacrime. Con due protagonisti impeccabili: Charlotte Rampling e Tom Courtenay

Oggi vi voglio parlare di un film ancora nelle sale. Un film inglese, un dramma con due protagonisti assoluti davvero straordinari.
Mi riferisco a 45 anni di Andrew Haigh.
Ecco la recensione:





45 anni (45 years) di Andrew Haigh del 2015. Con Charlotte Rampling, Tom Courtenay, Geraldine James. (85 min. ca.)
Kate (Rampling) e Geoff Mercer (Courtenay), sono una coppia di mezza età, sposati da molti anni e vivono nella campagna inglese. Proprio una settimana prima del loro quarantacinquesimo anniversario di matrimonio Geoff riceve l'improvvisa lettera del ritrovamento nel fondo di un ghiacciaio in Svizzera, della sua vecchia fidanzata Katya. Lo shock e il turbamento sia di Geoff che di Kate, farà incrinare l'equilibrio di coppia e rischierà di mettere in dubbio anche la festa preparata per il sabato successivo. 

















Dramma sentimentale di impianto quasi teatrale che sostanzialmente parla del potere dei ricordi. In un clima rarefatto, in quella parte di Inghilterra nebbiosa e uggiosa, viene messa in scena una storia semplice ma efficace, che sa via via coinvolgere e stravolgere lo spettatore, il quale però deve mettersi in condizione di lasciarsi trasportare, dal lasciarsi avvolgere dai ritmi lenti, dai tempi dilatati, da quei piani sequenza altrettanto lenti che seguono un battello o la camminata di Kate a zonzo per le strade. 
I due protagonisti sono perfetti. Charlotte Rampling è come sempre all'altezza del ruolo: sul suo volto passano tutte le emozioni e le rimanda al pubblico. Così sostenuta, così austera e chiusa, tranne in alcune scene realmente toccanti e più enfatiche, ma sempre con grande misura. Tom Courtenay (che molti ricorderanno come il fidanzato di Julie Christie ne Il dottor Živago*) forse stupisce ancora di più, con quell'andamento pesante, quel suo modo di parlare da persona un po' acciaccata, non più molto lucida, che ha sulla coscienza un peso difficile da portarsi dietro e da svelare alla moglie. Interpretazione sentita, davvero notevole. Meritati i due Orsi d'Argento a Berlino e meritata anche la nomination all'Oscar per lei (ma l'avrebbe meritata anche lui, sinceramente. Troppi candidati validi quest'anno). Due interpretazioni talmente forti che fanno star male. 
La regia che sembra così silente, così invisibile, che sembra quasi osservare e nulla più, ha un exploit nel finale (insieme ovviamente alla sceneggiatura) con una tensione alle stelle, anche se non succede un granché - ma ce lo si aspetta - e una specie di liberazione amplificata dalla scelta della canzone di sottofondo (non casuale. Mai quel famoso brano dei Platters Smoke gets in your eyes era stato utilizzato così bene, in un modo quasi straniante, con una tale forza espressiva). 
Un film di sensazioni, di gesti, di silenzi, sul potere del non detto.
Malinconico, angosciante, addirittura straziante (ma al contempo delicato, un po' trattenuto e psicologico), eppure onesto e sentito, mai plateale o strappalacrime (anzi, all'apparenza calmo, distaccato, quasi freddo). 
Una bella rappresentazione dell'amore senile e di un matrimonio fatto di abitudini, con il passato che trascina i suoi detriti fino al presente. 
Non un capolavoro o chissà quale novità sul tema, ma i due protagonisti, le atmosfere e le suggestioni, meritano. 
Da vedere. Consigliato. 


Voto: ***1/2






Il trailer:






Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?











  
Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata

Nessun commento:

Posta un commento