sabato 20 settembre 2014

The Interpreter di Sydney Pollack, ultimo film del famoso e bravissimo regista, qui alle prese con un thriller/spy pittosto convenzionale e con pochi guizzi. Rimane comunque un prodotto dignitoso e coerente

Oggi vi voglio parlare dell'ultimo film di un grande regista (altalenante nella sua filmografia) che qui mi è risultato un po' fiacco.
Sto parlando di The Interpreter di Sydney Pollack.
Ecco la recensione:





The Interpreter di Sydney Pollack del 2005. Con Nicole Kidman, Sean Penn, Catherine Keener. (124 min. ca.)
Silvia Broom è un'interprete all'ONU. E' nata e cresciuta nella Repubblica Democratica di Matobo in Africa. Per caso ascolta una conversazione in cui si fa menzione di un colpotto per l'assassinio del Presidente del Matobo Edmond Zuwanie. Essendo stata scoperta e sentendosi in pericolo, riporta tutto all'FBI. Sarà proprio Tobin Keller (Penn) a prendersi cura di lei sorvegliandola e scoprendo che la donna ha dei segreti che la porterebbero a volere la morte proprio di Zuwanie (che comunque è già sotto accusa per aver costituito un regime militare dittatoriale). 
























Interessante thriller/spy alla vecchia maniera, dal buon ritmo e suspence e che si ispira a fatti reali in Zimbabwe e del suo Presidente Robert Mugabe. 
Ben diretto (è l'ultima opera di Sydney Pollack, che qui compare anche in veste di attore come capo dell'FBI) e ben interpretato dai due protagonisti, ogni tanto risulta freddo, distaccato e un po' troppo telefonato. Anche le battute sono piazzate al momento giusto come nei film d'azione/thriller convenzionali. Ad esempio la donna che in autobus prima dell'esplosione della bomba dentro al sacchetto di carta lasciato per terra dice: "Ehi, quello lì si è dimenticato il pranzo!". Evitabilissima e ridicola ingenuità che non ti aspetti da uno come Pollack. A quanto pare negli ultimi anni si era ammorbidito (anche come produttore), non era più il regista della New Hollywood, quello che osava con capolavori durissimi come Non si uccidono così anche i cavalli?*. Ma c'è anche da dire che la sua filmografia è piuttosto altalenante nonostante sia sempre stato un professionista. Ci troviamo di fronte ad una pellicola coerente e dignitosa, che fa anche riflettere sulle dittature pur mancando qualcosa. 
Ci sono evidenti buchi di sceneggiatura che lo rendono difficile da seguire e alcune scene appaiono forzate (non soltanto i singoli dialoghi). 
Il finale è tirato via e la prima parte è decisamente più convincente della seconda. 
In gamba - ma anche loro senza guizzi - gli attori.
In questo caso la bravura e l'esperienza di un regista non è sufficiente a realizzare una grande opera. Fortunatamente ci è stata risparmiata la storia d'amore (che "fa molto film di spionaggio" anni '70) di due anime sole quali Silvia e Tobin (appena rimasto vedovo): il rapporto affettuoso di amicizia invece funziona. 
Un film non del tutto riuscito ma accettabile. 
Da vedere per curiosità. Consigliato agli amanti del genere e di Pollack.

*Mia recensione

Voto: **1/2











Il trailer:









Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?










  

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