Mi riferisco a Still Life di Uberto Pasolini, regista, sceneggiatore, produttore italiano naturalizzato inglese.
Ecco la recensione [ATTENZIONE, contiene SPOILER]:
Still Life di Uberto Pasolini del
2013. Con Eddie Marsan, Joanne Froggatt. (87 min. ca.)
John May (Marsan) è un
funzionario comunale preciso, metodico e solitario che si occupa di
ritrovare i familiari e le persone vicine a chi è deceduto in
solitudine. Un giorno verrà licenziato per esubero, ma, prima
abbandonare il suo posto di lavoro, decide di proseguire privatamente
nella ricerca dell'"ultimo caso", quello di Billy Stoke, un
uomo un po' particolare, alcolizzato ed anche violento che però un
tempo voleva bene, ricambiato (nonostante gli scontri), alla figlia
Kelly (Froggatt), una ragazza anch'essa solitaria che lavora in un
canile. E' proprio in questa situazione che John riesce a staccarsi
dalle sue abitudini ossessive (infatti, anche soltanto assaggiare una
cioccolata calda è per lui qualcosa di nuovo e diverso dal solito)
e, con i suoi modi gentili e la sua passione in ciò che fa, riesce a
fare amicizia proprio con Kelly, la quale grazie a lui cambia idea e
vuole partecipare al funerale del padre e che lo invita a bere
qualcosa dopo la funzione (indice che probabilmente vuole addirittura
cominciare a frequentarlo, chi lo sa). Purtroppo però John, mentre
decide di fare un'altra cosa avventata come attraversare la strada
senza guardare bene, viene messo sotto da un autobus e muore, di
nuovo, in solitudine (tra l'altro la ragazza non viene neanche
avvertita e fatalità c'era proprio il funerale di suo padre quel
giorno, il quale viene sepolto nel posto che John si era riservato
per lui, per sua volontà). Nella scena finale, tutti deceduti che
lui ha cercato di aiutare si raccoglieranno davanti alla sua tomba
(pubblica).
Film triste e molto originale di un italiano (il regista) che lavora
all'estero, offre molti spunti di riflessione, commuove e coinvolge
nonostante i tempi dilatati.
Fotografia fredda (che ben si adatta al
tema, al personaggio e al clima londinese), musica minimale azzeccata
di Rachel Portman (premio Oscar per Emma. Prima donna a
vincerlo), è un piccolo gioiellino, una perla che sa emozionare e
turba silenziosamente.
Il finale poi, azzeccato e onirico, mette a
posto parzialmente la situazione troppo deprimente per il
protagonista che avrebbe meritato decisamente un riscatto (ma
probabilmente sarebbe stato stridente con i toni utilizzati fin poco
prima) e che anche se era mite e poco abituato a ridere (non lo si
vede mai in effetti) faceva tenerezza: il
pubblico parteggiava per lui.
Comunque tanto di cappello alla sceneggiatura che
davvero è curata nei minimi particolari. Bravissimo lo stesso
Pasolini che l'ha anche scritto (e prodotto).
Ben realizzato,
ben recitato: Marsan è perfetto e anche la Froggatt (la deliziosa e
incantevole Anna della serie inglese Downton Abbey) è in parte e riesce a dare sensibilità e umanità ad un personaggio anch'esso piuttosto riservato, che potrebbe risultare piatto se male interpretato. Una pellicola che ha avuto poca risonanza purtroppo
(nonostante sia stata presentata a Venezia e abbia vinto il Premio
per la Regia nella sezione Orizzonti e altri premi minori), ma che fa onore al cinema (non si può più definire "italiano" in questo caso).
Da vedere assolutamente (in lingua originale. L'accento inglese è incomparabile con le voci statiche del doppiaggio).
Voto: ****1/2
Il trailer (peccato sia in italiano):
Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?
(Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata)
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