Mi riferisco ad Anonimo veneziano di Enrico Maria Salerno. Un cult.
Ecco la recensione:
Anonimo veneziano di Enrico Maria
Salerno del 1970. Con Tony Musante e Florinda Bolkan. (91 min. ca.)
Enrico
(Musante) è un oboista a La Fenice di Venezia che non è riuscito
ad avere successo come direttore d'orchestra. Vive da solo dopo
essersi separato (non legalmente). Una volta scoperto di avere un
male incurabile, chiama la moglie Valeria (Bolkan) - che nel
frattempo ha un altro compagno e un altro figlio (anzi, figlia. Il
primo figlio l'ha avuto da lui) - e tenta una riconciliazione o
quantomeno cerca di farle sapere lo stato in cui si trova. Anche
Valeria (come lui), è ancora innamorata, ma deve rispondere ai suoi
doveri di madre e di donna ormai con una posizione.
Nella
meravigliosa (e decadente già del 1970, come si dice spesso anche
qui) città lagunare si svolge una piccola storia di soltanto poche
ore, molto triste, malinconica, senza futuro.
E' una pellicola amara, senza speranza di due persone che si sono amate tanto, troppo e che ormai non si possono più riavvicinare nonostante questa giornata abbia riportato alla memoria molte senzazioni ed emozioni ormai sepolte.
Ben diretto e ben intepretato (sarebbe bello anche il montaggio non fosse per alcuni tagli. Si spera siano errori di edizione), è la risposta italiana al Love Story (contemporaneo, tra l'altro) americano. Come l'altro film, anche questo ha nella colonna sonora (per forza di cose) il suo punto forte. Il motivo che si sente spesso e che Enrico dirige e suona alla sera durante le prove è il Concerto in Re minore di Alessandro Marcello (fratello di Benedetto) ed in particolare l'Adagio. La musica originale è invece di Stelvio Cipriani.
E' una pellicola amara, senza speranza di due persone che si sono amate tanto, troppo e che ormai non si possono più riavvicinare nonostante questa giornata abbia riportato alla memoria molte senzazioni ed emozioni ormai sepolte.
Ben diretto e ben intepretato (sarebbe bello anche il montaggio non fosse per alcuni tagli. Si spera siano errori di edizione), è la risposta italiana al Love Story (contemporaneo, tra l'altro) americano. Come l'altro film, anche questo ha nella colonna sonora (per forza di cose) il suo punto forte. Il motivo che si sente spesso e che Enrico dirige e suona alla sera durante le prove è il Concerto in Re minore di Alessandro Marcello (fratello di Benedetto) ed in particolare l'Adagio. La musica originale è invece di Stelvio Cipriani.
Patetico, melenso,
qualche volta ridondante e involontariamente ridicolo, riesce comunque a
funzionare e ad emozionare. Non fosse altro per Venezia.
Cult da
vedere.
Voto: **1/2
Il trailer:
Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?
Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata)
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