Vi proporrò in questi giorni tre recensioni di tre suoi capolavori che devono essere assolutamente visti per l'importanza che hanno avuto nella storia del cinema, per il genio di Chaplin, per la sua poetica ed anche perché sono molto piacevoli.
Cominciamo con La febbre dell'oro.
Ecco la recensione:
La febbre dell'oro (The Gold Rush) di Charles
Chaplin del 1925. Con Charlie Chaplin, Georgia Hale, Mack Swain, Tom
Murray. (81 o 69 min. ca.)
Un piccolo ometto vagabondo (Chaplin) si mette in cerca
dell'oro per le fredde montagne. Durante il suo rifugio incontrerà un altro
cercatore, Giacomone (in originale Big Jim, interpretato da Swain),
che, nel momento in cui riuscirà a portar via di lì (non senza
problemi e soffrendo anch'egli la fame) il suo tesoro lo renderà
ricco. Inoltre, troverà l'amore della sua vita in Georgia (Hale),
una bella ragazza di un tabarin che in un primo momento l'aveva preso
in giro visto che lui dimostrava di essere già innamorato.
Bellissimo film sul mito della frontiera e su quanto i soldi possano
incidere sulla piega che può prendere la propria vita.
Pieno di trovate comiche che giocano su argomenti drammatici come la sofferenza della fame (Big Jim e il piccolo ometto arriveranno addirttura a mangiarsi una scarpa [con lacci e tutto il resto]; Big Jim che ha le visioni e crede che Chaplin sia un pollo) e trovate visive seppur datate e fintissime altrettanto d'impatto (la capanna che scivola in fondo alla montagna e quasi cade con Charlot e Big Jim che cercano di aggrapparsi come meglio possono restando in diagonale) e scenografie funzionali e curate.
Pieno di trovate comiche che giocano su argomenti drammatici come la sofferenza della fame (Big Jim e il piccolo ometto arriveranno addirttura a mangiarsi una scarpa [con lacci e tutto il resto]; Big Jim che ha le visioni e crede che Chaplin sia un pollo) e trovate visive seppur datate e fintissime altrettanto d'impatto (la capanna che scivola in fondo alla montagna e quasi cade con Charlot e Big Jim che cercano di aggrapparsi come meglio possono restando in diagonale) e scenografie funzionali e curate.
Il
finale è piuttosto affrettato (come accadeva sempre all'epoca).
La
riedizione del 1942 - che dura meno - ha il commento narrativo (di Chaplin in
originale) al posto dei cartelli e la musica è quella composta o
voluta dallo stesso regista.
Ovviamente è un cult da vedere
assolutamente.
Voto: ****1/2
Il trailer:
Il film intero (è decaduto il copyright):
Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?
(Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata)
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