domenica 7 maggio 2017

L'ultima eclissi di Taylor Hackford, dramma familiare/thriller psicologico - tratto dal romanzo "Dolores Claiborne" di Stephen King - molto crudo e d'effetto. Scritto e diretto benissimo, ha un cast eccezionale. A cominciare dalle due protagoniste: Kathy Bates e Jennifer Jason Leigh

Oggi vi voglio parlare di un film di parecchi anni fa. Un film drammatico diventato ormai un piccolo cult. Scritto, dirette ed interpretato benissimo.
Mi riferisco a L'ultima eclissi di Taylor Hackford.
Ecco la recensione [ATTENZIONE, immagini e testi SPOILER]:






L'ultima eclissi (Dolores Claiborne) di Taylor Hackford del 1995. Con Kathy Bates, Jennifer Jason Leigh, Judy Parfitt, Christopher Plummer, David Strathairn, Ellen Muth, John C. Reilly, Eric Bogosian. (132 min. ca.)
Isola di Little Tall. Dolores Claiborne (Bates), donna di mezza età, è l'unica sospettata dell'omicidio di Vera Donovan (Parfitt), ricca snob e dal fare dittatoriale, non più autosufficiente, per la quale lei era la donna di servizio da oltre vent'anni. Dolores è stata colta in flagrante sulla scena del delitto con un mattarello di marmo in mano (Vera, era precipitata dalle scale) e anni prima era stata accusata dell'omicidio del marito Joe St. George (Stratharirn), un uomo violento e alcolizzato. Sul posto arriveranno la figlia Selena (Jason Leigh), che non vedeva da quindici anni, e il detective John Mackey (Plummer), il quale era già stato coinvolto proprio nell'indagine riguardante Joe e che la considera colpevole di tutte e due le morti. 

























Tratto dal romanzo Dolores Claiborne di Stephen King, è un solido drammone familiare/thriller (psicologico) d'atmosfera. 
Costruito senza intoppi mettendo insieme più linee narrative grazie ai coinvolgenti flashback/visioni/ricordi di Dolores e Selena, coglie i dettagli e getta gli indizi qua e là e lascia l'ambiguità aleggiare fino al gran finale, giocando proprio con il dubbio tra colpevolezza e innocenza, rendendo così partecipe anche il pubblico che si troverà talvolta spiazzato e dovrà mettere in discussione quanto aveva creduto fin pochi minuti prima. 
La regia è sapiente e sa dove deve soffermarsi. Grande attenzione per alcuni particolari. 
Le mani ad esempio. Le mani invecchiate, incallite e raggrinzite della protagonista, quelle sporche del marito, quelle innocenti della figlia. 
Ed è proprio il rapporto madre-figlia ad avere un ruolo importantissimo e verrà piano piano affrontato e approfondito nella stessa misura in cui le due donne iniziano a conoscersi meglio e a capire il loro passato. 
Vendetta e isolamento, altri grandi temi, come quello del femminismo. Sì, perché Dolores è una donna che si è dovuta arrangiare in qualche modo da sola e ribellarsi ad un marito pericoloso per lei e la figlia che ha sempre amato e protetto. E, nel loro piccolo, anche Selena e Vera hanno affrontato un mondo spietato, in cui il potere è in mano agli uomini. 
Il cast è eccezionale. Kathy Bates - che si è ritrovata di nuovo ad interpretare un personaggio nato dalla penna di King dopo Misery - è imponente, espressiva, tosta. Una performance toccante, sensibile: è così credibile nei panni della mamma chioccia... Jennifer Jason Leigh riesce a tenerle testa e regala un'interpretazione sentita, mai sopra le righe e intensa. Christopher Plummer è come sempre in gamba. David Strathairn è perfetto per il ruolo. Ma tutti sono convincenti.
Ottime la fotografia fredda (e talvolta bruciante, calda), le scenografie, l'ambiente e il trucco (l'invecchiamento pare molto naturale, cosa rara). 
Musica convenzionale, ma molto azzeccata per il genere, del sempre bravo Danny Elfman. 
Un film duro, struggente, cupo, molto triste ed appassionante con tutti gli elementi al loro posto (la sceneggiatura di Tony Gilroy funziona a meraviglia, con una caratterizzazione dei personaggi ineccepibile e profonda che poi traspare anche dalla regia), che ha anche il coraggio di affrontare temi quali violenza domestica e abusi prendendoli di petto, senza giri di parole. 
Certo, è molto "anni '90", ha quei modi, quel tipo di impianto, ma va a suo favore poiché è ben inserito in quel dato contesto. 
Creato a tavolino per far provare determinate emozioni? Sì, ma con intelligenza, rispettando la provenienza letteraria. E con uno sguardo cinico e sarcastico sulle cose anche. Il ritmo inoltre è costante e alcune scene sono ansiogene e di altissima tensione, con venature quasi horror (l'orrore della violenza quotidiana e silenziosa). Ma d'altronde stiamo parlando di Stephen King. Magnifico e di grande sensibilità. 
Stupisce non abbia ricevuto non soltanto nessun Oscar ma neppure una nomination. 
Da vedere assolutamente (in lingua originale. Il doppiaggio, nonostante allora fosse davvero molto buono, non rende). Consigliatissimo. 


Voto: ***1/2





Il trailer:






Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?











  
  
Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata

Nessun commento:

Posta un commento