Mi riferisco a Basic Instinct [Unrated Director's Cut] di Paul Verhoeven.
Ecco la recensione:
Basic Instinct [Unrated
Director's Cut] di Paul Verhoeven del 1992. Con Michael Douglas,
Sharon Stone, George Dzundza, Jeanne Tripplehorn, Denis Arndt,
Leilani Sarelle, Bruce A. Young, Chelcie Ross, Dorothy Malone, Wayne
Knight, Daniel von Bargen, Stephen Tobolowsky, Benjamin Mouton, Jack
McGee. (128 min. ca.)
A San Francisco, Johnny Boz, ex star del rock, viene trovato
ucciso con un punteruolo da ghiaccio durante una notte bollente di
sesso estremo. Il detective Nick Curran (Douglas), dal passato
travagliato ed ex consumatore di cocaina e alcol, interpella subito
Catherine Tramell (Stone), scrittrice e psicologa amante di Boz che
aveva descritto un omicidio del genere proprio in un suo libro di
successo. Il fascino irresistibile della donna, bisessuale e ambigua,
farà perdere la testa a Nick e metterà in difficoltà anche la sua
indagine.
Poliziesco/thriller erotico (tra i più scandalosi della
storia del cinema, dicono) scritto e diretto davvero egregiamente.
Dall'impianto molto anni '90 e studiato a tavolino per creare un
certo effetto allo spettatore, ricco di ingenuità (tipiche del
genere e dell'epoca) e di prevedibilità, ha dalla sua una confezione
perfetta e affascinante.
Verhoeven sa sempre gestire la tensione in
modo quasi maniacale, con i giusti tempi e creare atmosfere malate,
torbide (ricordiamoci l'ultimo suo acclamatissimo lavoro, Elle*).
Scene - coreografate - di sesso spintissimo, baci saffici,
comportamenti fuori controllo e una protagonista, Sharon Stone che,
per quanto criticata come attrice (che in realtà ha saputo
dimostrare di essere brava, ad esempio in Casinò di
Scorsese), per quanto possa non piacere, è perfetta.
La scena cult
dell'interrogatorio con le gambe accavallate senza biancheria intima
è senza dubbio (e di dubbio gusto - mi si passi il gioco di parole -
è vero) entrata negli annali e si fa ricordare anche da chi non ha
visto la pellicola (ed oggetto di rifacimenti e parodie) e, ribadisce
quanto sopra: la furbizia del prodotto, ma anche di Verhoeven, nel
realizzare un film commerciale, nato per far parlare di sé. Eppure
il regista sa come dirigere i suoi attori (anche Michael Douglas è
in parte, come al solito, quasi specializzato in questi ruoli. Vedasi
il precedente Attrazione fatale*), sa come muovere la
macchina da presa.
Molte scene sono realmente ipnotiche (quella in discoteca su tutte).
Molte scene sono realmente ipnotiche (quella in discoteca su tutte).
Ed anche se il pubblico ha subodorato e capisce
immediatamente dove la trama andrà a parare, le dinamiche e gli
snodi narrativi riescono comunque a coinvolgere facendo dimenticare
queste banalità: si percepisce il divertimento nel depistare di
continuo, nel tenere costantemente accesa l'attenzione, nel gettare
indizi per poi riprenderseli.
E se anche le situazioni sono
telefonatissime con Catherine che implora piangendo Nick di far
l'amore con lei davanti al fuoco di un camino come nei peggiori
stereotipi delle soap opera, quel senso di strisciante mistero e
cattiveria hanno la meglio.
D'altronde, se la protagonista manipola
le persone che frequenta, anche lo spettatore finirà nella stessa
tela di seduzione.
Verhoeven è subdolo e sadico e, a suo modo, sempre ironico. Ed
in particolare questa versione non lascia nulla all'immaginazione,
con sangue, nudi, linguaggio scurrile, pratiche di tutti i
tipi. Colonna sonora ansiogena di Jerry Goldsmith.
Un film appassionante, coinvolgente, sul filo della perversione
e ricco di suspense dall'inizio alla fine, e - di nuovo - un vero
cult.
Da vedere. Consigliato. (Ha avuto un seguito nel 2006 senza successo, com'era prevedibile).
*Mie recensioni
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