giovedì 26 gennaio 2017

ANTEPRIMA #Oscar2017 #AcademyAwards2017 - Il diritto di contare (Hidden Figures) di Theodore Melfi, commedia drammatica/biografica su tre donne di colore che hanno attivamente partecipato alle attività spaziali della NASA. Un dietro le quinte edulcorato, buonista, troppo studiato a tavolino. Candidato a due statuette

Oggi vi voglio parlare di un altro film in anteprima che sarà distributo nelle sale a marzo e che tra l'altro nella rosa di candidati per l'Oscar al Miglior Film. Un film in verità mediocre.
Mi riferisco a Il diritto di contare (Hidden Figures) di Theodore Melfi.
Ecco la recensione:





Il diritto di contare (Hidden Figures) di Theodore Melfi del 2016. Con Taraji P. Henson, Octavia Spencer, Janelle Monáe, Kevin Costner, Kirsten Dunst, Jim Parsons, Glen Powell, Mahershala Ali, Aldis Hodge. (127 min. ca.)
Negli anni '60, Katherine Johnson (Henson), Dorothy Vaughan (Octavia Spencer) e Mary Jackson (Janelle Monáe), tre donne di colore, aiuteranno la NASA nelle imprese spaziali e diventeranno figure di rilievo all'interno dell'agenzia rompendo le barriere e di fatto eliminando i pregiudizi razziali. 












Commedia drammatica/biografica che tratta una parte di storia americana praticamente sconosciuta da noi. 
Purtroppo però, fin da subito, nonostante la brillantezza e qualche trovata - anche simpatica o efficace - qua e là, dimostra di essere un prodotto didascalico, edulcorato e buonista. 
La storia si fa seguire, coinvolge anche, ma si capisce subito che vuole fare la morale. Questo suo essere americano fino al midollo risulta stucchevole. 
Il cast è molto in parte. Se Octavia Spencer è brava (ma non così brava da essere nominata all'Oscar), sicuramente Taraji P. Henson, la protagonista, meriterebbe più considerazione. Ritroviamo un Kevin Costner in forma nei panni del "bianco buono", una Kirsten Dunst nella parte dell'odiosa e razzista (credibile a dire il vero), un Jim Parsons spaccone che alla fin fine deve ammettere la superiorità della sua collega di colore. 
Un film che mira forse ad essere il nuovo The Help (non a caso c'è Octavia Spencer che per quella pellicola aveva vinto l'Oscar) ma non ne ha lo stile. Candidato anche come Miglior Film, fa parte di quella "quota black" necessaria per sfatare le dicerie sull'Academy dopo le polemiche dell'anno scorso scatenate da Spike Lee. 
Ed è un film acchiappa-Oscar. Politicamente corretto, coraggioso fino ad un certo punto (ci sono troppi cliché, troppe trovate a tavolino), col pezzo soul/jazz/gospel (la colonna sonora è curata principalmente da Pharrell Williams) giusto al momento giusto. Ed edificante fine a se stesso. Il fatto, come menzionato, che sia apertamente di parte non sarebbe un problema: sono i toni, la fattura del prodotto ad esserlo.
Eppure Melfi aveva dimostrato uno humor molto più tagliente e più cinico nel tenero e divertente St. Vincent*. In questo caso, purtroppo, le battute più dure e significative si disperdono in un mare di melassa. E lo spettatore è pilotato verso determinate emozioni dovute ai continui colpi bassi. Piacevole a tratti ma non basta. Sicuramente un film non da Oscar. 
Da vedere per curiosità però. Consigliato a metà. 


*Mia recensione
Voto: **1/2






Il trailer:







Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?












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