Mi riferisco a Miss Julie di Liv Ullmann.
Ecco la recensione [ATTENZIONE, immagini SPOILER]:
Miss Julie di Liv Ullmann del
2014. Con Jessica Chastain, Colin Farrell, Samantha Morton. (120 min. ca.)
In una
mezzanotte di mezza estate di fine ottocento, Julie (Chastain),
venticinquenne, figlia di un barone, mentre il padre è in trasferta,
cerca di sedurre John (Farrell), da sempre innamorato di lei ma ormai
impegnato con Kathleen (Morton), la cuoca.
Tratta dalla tragedia
dello svedese August Strindberg e sceneggiata dalla stessa Ullmann, è
una pellicola di forte impianto teatrale, anzi, vero e proprio teatro
filmato, con molte concessioni però visivamente d'impatto ed
esteticamente poetiche (vedasi la scena finale).
Dramma d'atmosfera,
ha un pathos che mano a mano cresce sempre più e non molla lo
spettatore.
Il rapporto ambiguo e malato servo-padrona è messo in
scena in modo impeccabile, soprattutto perché gli attori si
prestano. Jessica Chastain regala forse una delle - non soltanto sue
- performance migliori degli ultimi anni. C'è del genio nella sua
recitazione. Anche se - volutamente - sopra le righe, la sua è una
recitazione senza filtri, viscerale, totalmente immersa nel
personaggio di questa folle ragazza. Il modo di pronunciare le
battute e di coglierne tutte le sfumature e le sfaccettature fa
venire i brividi: si rimane completamente senza parole ad ammirarla.
Magnifica. Ma anche Colin Farrell sorprendentemente si rivela
un'ottima spalla che sa tenerle testa. Così come Samantha Morton è
credibile nel suo ruolo di donna innamorata ma tradita.
Un triangolo
da applausi a scena aperta.
I dialoghi e le situazioni poi fanno il
resto: serrati, duri, paradossali. È un continuo affermare e
ritrattare, un volere e non volere che sottolinea le convenienze e le
differenze sociali ai quali i protagonisti non si possono sottrarre.
La Ullmann dirige con polso, rendendo l'opera accessibile e
coinvolgente, sapendo cosa dire e come dirlo, riuscendo a
sottolineare quello che più le interessa: i volti stravolti,
sfiniti, il senso di abbandono del castello. Sa utilizzare bene gli
interni. C'è molto Bergman - soprattutto all'inizio, con le pareti
rivestite di rosso come in Sussurri e grida* - anche
stilisticamente: l'eleganza che non diventa mai trivialità neanche
nelle scene più forti. E di queste scene ce ne sono eccome: violente
(su animali, tra l'altro).
Un film che inizialmente sembra voler
raccontare la classica storia d'amore impossibile, ma piano piano
scatena tutta la sua brutalità.
Cupo, straziante, sofferente come i
suoi stessi personaggi che non trovano pace. L'angoscia attanaglia
anche chi lo guarda e lo terrà imbrigliato anche dopo la visione.
Davvero notevole. Incantevole e suggestivo l'uso della musica
classica (sempre di gusto "bergmaniano". Schumann,
Schubert, Bach). Un gioiello passionale e audace, dalle immagini ispirate (quasi dei dipinti).
Da vedere assolutamente.
Consigliatissimo.
Voto: ***1/2
Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?
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