Mi riferisco a Il talento di Mr. Ripley di Anthony Minghella.
Ecco la recensione:
Il talento di Mr. Ripley (The Talented Mr. Ripley) di
Anthony Minghella del 1999. Con Matt Damon, Gwyneth Paltrow, Jude
Law, Cate Blanchett, Philip Seymour Hoffman, Jack Davenport, Sergio
Rubini, James Rebhorn, Lisa Eichhorn, Philip Baker Hall, Celia
Weston, Fiorello, Ludovica Tinghi, Stefania Rocca, Beppe Fiorello,
Alessandra Vanzi, Marco Quaglia, Ivano Marescotti, Anna Longhi. (139 min. ca.)
1958,
New York. Tom Ripley (Damon) è un giovane che si guadagna da vivere
onestamente e sogna di poter diventare un pianista: ogni tanto
infatti si diletta a suonare il pianoforte e si spaccia anche per
quello che non è. È proprio durante un concerto per dei ricchi che
Mr. Greenleaf (Rebhorn), padre di Dickie Greenleaf (Law) suo
coetaneo, lo paga per andare in Italia e riportare il figlio indietro
(si trova lì nullafacente). Accetta, arriva in un paese della
Penisola Sorrentina e fa amicizia sia con Dickie che con la di lui
fidanzata Marge (Paltrow), si sposta a Roma, a Sanremo con lui,
conosce altri amici, ma il loro rapporto diventa sempre più morboso,
anche per via della sua capacità di falsificare e di imitare
tutto...
Dramma/thriller tratto dal romanzo omonimo di Patricia
Highsmith - che aveva già ispirato Delitto in pieno sole di René Clément - dalle atmosfere affascinanti ma troppo affettato,
artificioso e pieno di stereotipi.
Il cast sarebbe perfetto sulla
carta (sono presenti moltissimi attori italiani, visti le
ambientazioni e i viaggi dei protagonisti. C'è anche il nostro
Fiorello che canta Tu vuo' fa l'americano), ma sembrano
diretti male e gli stessi personaggi sono caratterizzati un po'
troppo superficialmente, con l'accetta. Matt Damon è in parte con
quell'aria da (finto) bravo ragazzo, ma ha sempre la stessa smorfia.
Jude Law è credibile, ma anche lui inespressivo, anonimo. Gwyneth
Paltrow carina, ma il più delle volte senza nerbo. Per trovare
qualità bisogna arrivare ai comprimari: Philip Seymour Hoffman dà
molte sfumature ad un personaggio non particolarmente accattivante
anche se cruciale alla storia. Stessa cosa vale per Cate Blanchett
che, quando compare, illumina la scena con l'interpretazione della
naif Meredith Logue, l'americana che cercherà di sedurre (invano o
forse no) Tom Ripley e che verrà coinvolta quanto gli altri nei suoi
tranelli. Forse il suo è l'unico personaggio insieme a quello di
Peter (Davenport) per il quale si può provare un minimo di
simpatia/empatia, poiché tutti gli altri sono detestabili, irritanti
(volutamente, certo, ma anche la recitazione non ha aiutato).
Qualche
bella scena c'è (qualcuna evocativa, anche se un po' "plastica".
Ma si può tollerare, dato che si parla di finzione) e qualche altra
un po' brutale del primo omicidio da parte del protagonista, ma non è
sufficiente.
L'ambiguità strisciante seppur positiva - perché di
questa è permeata la storia - sommata allo stile di Minghella è un
mix letale urticante e pomposo. Inoltre l'azione sembra iniziare
verso la metà: la ripresa è evidente e gradita, purtroppo però era
già stato tutto compromesso dal poco brio.
Rimane comunque
interessante quel senso di soffocamento, di vera oppressione che
aleggia nell'aria e che respira anche Ripley inghiottito ormai dalle
sue stesse bugie.
Belli invece i titoli di testa, interessante la
colonna sonora.
Un film malriuscito, sottotono, pretenzioso.
Da
vedere comunque per curiosità. Consigliato a metà (in lingua
originale, per sentire meglio gli attori che cercano di parlare in
italiano).
Voto: **1/2
Il trailer:
Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?
Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata
Nessun commento:
Posta un commento