martedì 5 agosto 2014

Dark Horse, ultimo film dell'irriverente Todd Solondz. Anche in questo caso il patetico protagonista Abe è solo una scusa per fare un ritratto impietoso della società (non soltanto americana). Bizzarro e amarissimo

Oggi vi voglio parlare di un film recente di uno dei miei registi preferiti. E' un film grottesco, amaro, abbastanza (eufemismo) pessimista.
Mi riferisco a Dark Horse di Todd Solondz. Non è riuscito come altre sue opere (Happiness rimane il suo capolavoro insuperato insieme a Fuga dalla scuola media).
Ecco la recensione:




Dark Horse di Todd Solondz del 2011. Con Jordan Gelber, Selma Blair, Mia Farrow, Christopher Walken, Zachary Booth, Donna Murphy, Tyler Maynard, Mary Joy, Peter McRobbie, Justin Bartha, Aasif Mandvi. (90 min. ca.)
Abe (Gelber) è un trentenne (anzi, quasi quarantenne) eterno bambino collezionista maniaco di action figures ("Ma non sono nerd" rassicura), che vive ancora con i suoi (Farrow e Walken), lavora nell'ufficio del padre - anzi, per meglio dire, fa finta di lavorare e chi l'aiuta è la segretaria Marie (Murphy) -, viene ripreso continuamente ma crede che tutti ce l'abbiano con lui senza motivo e gli preferiscano (cosa vera) il fratello Richard (Bartha), medico rinomato. Ovviamente non ha una donna, anche se ad una festa di matrimonio conosce Miranda (Blaire), una persona apatica e stramba che all'inizio sembra evitarlo il più possibile che successivamente, per solitudine, finisce per accettare le sue attenzioni. Ma i problemi (per Abe) sono dietro l'angolo. 












Todd Solondz come al solito prende stereotipi semplici semplici e consolidati - non soltanto nel cinema occidentale quanto nella società - e li ripropone allo spettatore con toni grotteschi da commedia nera, umorismo, ironia e soprattutto pessimismo. Il personaggio di Abe è un protagonista anomalo che non riuscirà a riscattarsi e che nei suoi sogni - anche ad occhi aperti (che ricordano Gondry e Jonze o comunque altri lavori più o meno contemporanei) - non riesce a vedere altro che la cruda realtà, ossia che è un fallito. Nonostante ciò, orgoglioso e sopraffatto dalla routine non riesce a staccarsi dall'ambito familiare, non riesce a costruirsi un rapporto vero se non con una persona problematica che non lo ama.
Nel finale, tristissimo, c'è forse uno spiraglio di luce, segno che qualcuno (in questo caso Marie, la segretaria) gli voleva bene ma che ahimè non può più fare niente. Anzi, è una persona altrettanto sola. Siamo lontani da Happiness (ma anche da Fuga dalla scuola media): non c'è quell'incoscienza nel fare qualcosa fuori dagli schemi ed estremamente geniale, puro, per niente furbo nonostante i temi trattati. Qui si sente un po' il voler riproporre il marchio di fabbrica Solondz senza però avere quella "ingenuità" (se così si può chiamare) degli autori indipendenti. E i personaggi hanno forse una caratterizzazione più grossolana. 
Però il cinismo, la cattiveria dei dialoghi e delle situazioni tragicomiche ci sono sempre (anche se in maniera meno disturbante) e solo per questo merita una visione. 

Consigliato.


Voto: ***







Il trailer:








Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?












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