venerdì 22 gennaio 2016

Il caso Spotlight di Tom McCarthy, pellicola d'inchiesta dallo stile asciutto e senza troppi fronzoli (e senza colpi bassi) che va subito al dunque della questione (molestie sessuali da parte dei preti). Un bel gruppo di attori per un film compatto e appassionante

Oggi vi voglio parlare di un film che fra poco uscirà nelle sale ma che io ho visto in anteprima per la stampa. Un film di accusa, di denuncia nei confronti della pedofilia nell'ambiente ecclesiastico. Un film mai pietistico che va al dunque della questione.
Mi riferisco a Il caso Spotlight di Tom McCarthy.
Ecco la recensione:





Il caso Spotlight (Spotlight) di Tom McCarthy del 2015. Con Mark Ruffalo, Michael Keaton, Rachel McAdams, Liev Schreiber, John Slattery, Stanley Tucci, Billy Crudup, Len Cariou, Jamey Sheridan, Brian d'Arcy James, Paul Guilfoyle. (128 min. ca.)
Nel 2001, poco prima dell'11 settembre la squadra di giornalisti "spotlight" (che lavora su notizie scottanti) del Boston Globe fa venire a galla una scomoda e terribile verità: più di settanta preti del posto hanno abusato sessualmente di minori. Le indagini porteranno a scoprire che si tratta di una cosa estesa non solo territorialmente - con a capo l'Arcivescovo Bernard Francis Law (Cariou)-, ma mondiale e che sono coinvolte anche le più alte cariche ecclesiastiche che, insieme ad avvocati, hanno insabbiato documenti, coprendo moltissimi casi. 







Pellicola che tratta una vicenda realmente accaduta (l'indagine ha vinto il Premio Pulitzer). 
Sul genere giornalismo d'inchiesta, ricorda immediatamente (e in positivo) Tutti gli uomini del presidente di Pakula per lo stile asciutto, un po' romanzato ma senza fronzoli. 
Contano più il contenuto e le atmosfere che non il lato prettamente estetico. La fotografia ha colori freddi (che ben si integrano con la serietà dei temi trattati), è tutto molto inquadrato, la regia del sempre validissimo Tom McCarthy è di polso, va al dunque e il montaggio aiuta a creare quel pathos e quel ritmo che una trama complicata con tanti nomi e tante informazioni avrebbe potuto far perdere per strada. 
Inoltre, c'è un bel connubio proprio tra il montaggio e la colonna sonora di Howard Shore: non prevarica sulle immagini ma enfatizza alcuni momenti cruciali. Gli attori sono tutti in parte, ma è un film corale, perciò forse i premi singoli - nello specifico Mark Ruffalo e Rachel McAdams, in nomination per l'Oscar, anche se come Non Protagonisti - sarebbero un po' azzardati. La complicità è palpabile, c'è l'impegno nel voler raccontare qualcosa di importante. 
Un film notevole, coraggioso, realistico, in alcune parti agghiacciante (senza morbosità), che, nonostante l'argomento non cerca la lacrima facile, non fa commuovere con colpi bassi, ma anzi indignare. E che soprattutto è meno semplice da mettere in scena di quanto potrebbe sembrare poiché c'era tanta carne al fuoco, c'erano tante tracce da seguire, tante verità da sviscerare, eppure McCarthy anche come sceneggiatore ha saputo far mantenere l'equilibrio alla sua opera, facendola diventare mano a mano sempre più appassionante. Intrattenimento e denuncia. 
Da vedere assolutamente. Consigliatissimo. (Stiamo in attesa e vediamo quanti Premi Oscar vincerà su sei nomination tra cui Miglior Film).


Voto: ***1/2






Il trailer:







Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?










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