domenica 1 novembre 2015

Youth - La giovinezza di Paolo Sorrentino, film drammatico surreale, grottesco e - come sempre - criptico, sull'amicizia e il tempo che passa. Ambientazione stupenda e un cast internazionale azzeccato

Oggi vi voglio parlare di un film recente. Un film di un regista italiano molto apprezzato in America.
Un film che ha fatto discutere anche se meno del precedente.
Mi riferisco a Youth - La giovinezza di Paolo Sorrentino.
Ecco la recensione:




 
Youth - La giovinezza di Paolo Sorrentino del 2015. Con Michael Caine, Harvey Keitel, Rachel Weisz, Paul Dano, Jane Fonda, Mark Kozelek, Luna Zimic Mijovic, Tom Lipinski, Paloma Faith, Ed Stoppard, Mădălina Diana Ghenea, Roly Serrano, Gabriela Belisario. (118 min. ca.)
In un hotel/spa svizzero, due amici di lunga data Fred Ballinger (Caine) e Mick Boyle (Keitel) si tengono compagnia. Il primo è un ex direttore d'orchestra e compositore, il secondo un regista sul viale del tramonto. Insieme a loro la figlia di Fred, Lena (Weisz), che viene lasciata dal marito per un'altra donna, Jimmy Tree (Dano), attore di successo (commerciale) alla ricerca di ispirazione per il personaggio che dovrà interpretare in Germania (Hitler), la bella Miss Universo (Ghenea) ed altre personalità. Tutti alle prese con insoddisfazioni, turbamenti interiori per il passare del tempo e sull'incertezza del futuro. 


















Sorrentino, al secondo film in lingua inglese dopo This Must BeThe Place e il primo dopo il successo mondiale (con un Oscar per il Miglior Film Straniero) de La grande bellezza, scrive e dirige un film sulla vecchiaia, sul tempo che passa, sempre con il suo solito stile surreale, grottesco e ironico. Un'ironia sagace e puntuale, un cinismo sfoggiato con nonchalance e qualche incursione di immagini forti. 
Dai tempi dilatati, dalle riprese lentissime stupefacenti, con una fotografia perfetta del sempre grandissimo Luca Bigazzi (che realizza veri e propri quadri con gli attori in posa plastica), riesce a parlare non soltanto - ovviamente - della giovinezza in contrapposizione con la vecchiaia dei due protagonisti che guardano il mondo che li circonda, non solo dell'amicizia e dell'incomunicabilità dei rapporti umani, ma anche del senso della vita. Per farlo usa un linguaggio ricercato, ma anche frasi filosofiche quasi spicciole, simbolismo criptico, con effetto straniante.
Inoltre fa una sorta di critica bonaria ad un certo tipo di cinema, alla tv (fra poco dovrà uscire anche la sua serie targata HBO. Che sia una cosa autoironica?). 
Sempre di ispirazione felliniana (con quelle macchiette pittoresche che escono d'improvviso. Ad esempio quella di Maradona, a cui tra l'altro aveva dedicato l'Oscar), è molto più accessibile rispetto a La grande bellezza. Il cast internazionale rende la cosa più facile. 
I due protagonisti sono perfetti. Michael Caine è - volutamente, si spera - spaesato. Harvey Keitel (sottovalutato perennemente) dà una prova misurata ma incisiva. Rachel Weisz ha un monologo da brividi: davvero notevole. Paul Dano fa poco ma rimane impresso. Il cameo di Jane Fonda invecchiata, tirata ma cascante e sfiorita è impagabile: il viso lascerà un po' sgomenti (anche qui, volutamente, si spera) ma nel modo di dire le battute, beh, è sempre lei. Classe innata anche quando pronuncia certe scurrilità. Tutti gli altri offrono il loro contributo. Nessuno è superfluo. 
Furbo, finto, presuntuoso, mero esercizio di stile autoreferenziale e freddo? Può darsi. In una certa misura è così, ma sotto la patina della pretestuosità, c'è tanta abilità cinematografica, di composizione dell'immagine, di raccontare una storia apparentemente semplice e banale in modo diverso, originale con un'estetica precisa. 
Sorrentino, per bocca di Keitel afferma che le emozioni non sono sopravvalutate. Nel finale si ritrova tutta la grandiosità di un cinema che riesce anche ad emozionare pur rimanendo sempre coerente con quell'equilibrio patinato di cui sopra. 
Inquietante e caratterizzante la musica di David Lang. 
(Questa volta, una piccolo scorcio di bellezza la trova anche a Venezia). 
Piacevole, coinvolgente, fa rifllettere con un mezzo sorriso. 
Da vedere. Consigliatissimo.


Voto: ***1/2





Il trailer:









Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?










  

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