sabato 31 ottobre 2015

Passeggiata sotto la pioggia di primavera di Guy Green, drammone sentimentale di mezza età fintamente trasgressivo ma in realtà moralista, con una Ingrid Bergman ancora affascinante e in gamba e un Anthony Quinn fuori parte

Come forse saprete avendo letto uno dei miei primi articoli del blog, Ingrid Bergman è una delle mie attrici preferite (e protagonista del mio film preferito, Notorious di Alfred Hitchcock, al quale è dedicato questo stesso blog).
Avevo guardato tutta la sua filmografia (tranne le sue prime pellicole svedesi e tedesche, ovviamente. Anche perché non ci avrei capito nulla) in pratica, ma l'unico che mi mancava è quello che vi presenterò qui di seguito. In verità ne avevo visto molte scene estrapolate qua e là su Youtube: mi era già sembrato scialbo ma passabile. Guardandolo per intero (in lingua originale) invece è stato una delusione. Ma per la Bergman questo ed altro.
Mi riferisco a Passeggiata sotto la pioggia di primavera di Guy Green.
Ecco la recensione:






Passeggiata sotto la pioggia di primavera (A Walk in the Spring Rain) di Guy Green del 1970. Con Ingrid Bergman, Anthony Quinn, Fritz Weaver, Katharine Crawford, Virginia Gregg, Mitchell Silberman. (98 min. ca.)
Libby Meredith (Bergman) e il marito Roger (Weaver), uno scrittore alla ricerca di ispirazione, per trovare tranquillità si trasferiscono momentaneamente da New York in un piccolo paese sperduto e freddo del Tennessee. I vicini sono Will Cade (Quinn) e la moglie Ann (Gregg). Subito Will si dimostra apertamente attratto da Libby e anche lei cede alle lusinghe dell'uomo e sembra affezionarsi, ritornando ad essere felice. Ma in mezzo si mette il figlio spostato di lui (ma anche Ellen, la figlia della stessa Libby). 










Tratto da un romanzo di Rachel Maddux e sceneggiato dal produttore Stirling Silliphant da una sua stessa pièce, è un drammone sentimentale di mezza età convenzionale, poco ispirato, stereotipato e finto. 
Il "tradimento platonico" (o quasi) sotto al naso del marito è involontariamente ridicolo più che tenero (non che non sia possibile nella realtà, ma è il modo in cui viene presentato ad essere forzato, telefonato). Ci sono l'ingenuità di fondo mista ad una pseudo-trasgressione tutta anni '70 (con finale moralista) che purtroppo risultano datate. 
La Bergman è tutta un sospiro e un'espressione afflitta e affranta, eppure vale cento volte i suoi partner maschili. Da un Fritz Weaver scialbo e marito boccalone (giustamente, quindi di per sé non è così malaccio) ad un Anthony Quinn sciupafemmine fuori parte, poco credibile, veramente poco affascinante come protagonista con la sempre magnetica Bergman. Gli altri fanno poco. Virgina Gregg – seppur carismatica – e Katharine Crawford sono sbiaditissime come i loro personaggi. La regia è anonima. 
Ci sono alcune scene incisive qua e là (verso il finale o nella sequenza del bacio nella stalla) ma rimane comunque un polpettone piuttosto triste. 
Musiche del solitamente grandissimo Elmer Bernstein (che ha anche scritto la canzone tema portante con Michael Dees) anonime. 
Uno spreco di talenti e di storia. 
Da vedere solo se si è fan della Bergman (in rete sono gli unici che lo amano. Ma la sottoscritta, nonostante tutto, non ce la fa). 
Una curiosità: una scena di lotta a mani nude tra il figlio di Cade e un altro boscaiolo - fra la neve fintissima - è stata coreografata da Bruce Lee.



Voto: **/**1/2 (Per la Bergman)







Il trailer:







Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?












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