martedì 6 ottobre 2015

La macchia umana di Robert Benton, film drammatico tratto dal romanzo omonimo di Philip Roth che rimane molto in superficie. Poca verve e due protagonisti fuori parte

Oggi vi voglio parlare di un film di un po' di anni fa. Un film presentato anche alla Mostra del Cinema di Venezia, con due attori solitamente vi ma qui fuori parte.
Mi riferisco a La macchia umana di Robert Benton.
Ecco la recensione:




La macchia umana (The Human Stain) di Robert Benton del 2003. Con Anthony Hopkins, Nicole Kidman, Ed Harris, Gary Sinise, Wentworth Miller, Jacinda Barrett, Harry Lennix, Clark Gregg, Anna Deavere Smith, Lizan Mitchell, Kerry Washington, Phyllis Newman, Margo Martindale. (106 min. ca.)
Coleman Silk (Hopkins), ebreo, insegna letteratura in una Università del New England. Viene licenziato con l'accusa di aver pronunciato una parola razzista nei confronti di due studenti. La moglie non regge quel dolore, quell'ingiustizia e muore. Successivamente Coleman va a conoscere il solitario scrittore Nathan Zuckerman (Sinise), chiedendogli di scrivere un libro su di lui, sui fatti accaduti, diventando così molto amici. Nel frattempo però comincia una relazione con Faunia Farely (Kidman), una giovane donna ignorante dal passato traumatico e con un ex marito violento (Harris) che continua a perseguitarla. Anche per questa vicenda Coleman si ritroverà calunniato. 




















Tratta dall'omonimo romanzo di Philip Roth (Nathan Zuckerman è una specie di alter ego), è una pellicola drammatica con una venatura pseudo-erotica che parla di pregiudizi - ovviamente di razzismo - nonché della solitudine causata da questi. Ma soprattutto di due anime (altrettanto sole) che riescono finalmente a liberarsi nella loro imperfezione e non possono più nascondere i segreti portati dietro da anni. (È presente tuttavia un'incongruenza: se Coleman ha rivelato il suo passato solo a Faunia, come può Zuckerman sapere tutto e parlarne come narratore onniscente?)
Il protagonista ha imparato più di chiunque altro a vivere nella menzogna, a non dire delle verità essenziali anche a chi gli stava accanto. 
Le tematiche sono complesse, interessanti, di enorme fascino. Peccato che il tutto non sia convincente. 
La trama è rappresentata in maniera sfuggente, superficiale: non scava mai in profondità, rimanendo fredda come il ghiaccio della scena finale. C'è inoltre poca verve e il risultato è scialbo. 
Gli attori poi sono fuori parte. Hopkins è - pur bravo - imbolsito, poco credibile. Nicole Kidman, in un ruolo inconsueto, è sì magnetica ma anche lei senza grinta. Ed Harris è sprecatissimo. Gary Sinise è monoespressivo. Wentworth Miller è forse il più adatto, ma anche lui soccombe tra i flashback. Colpa probabilmente di una regia poco di polso (gli attori hanno detto che Benton è un regista che accetta la collaborazione con loro - in effetti Kramer contro Kramer è memorabile per le improvvisazioni di Dustin Hoffman -: invece dovevano essere diretti con più decisione, senza troppe concessioni in questo caso, poiché - in questo particolare caso, con dei temi così delicati - si è persa la poetica, quello sguardo e quella coerenza che avrebbe dovuto avere). 
La sceneggiatura è discreta, ma altresì poco curata, come il resto. Il montaggio decostruito non basta a farlo migliorare. 
Un vero peccato perché i risvolti quasi da thriller sarebbero stati avvincenti. 
Un film mediocre. 
Da vedere per curiosità. Consigliato a metà.


Voto: **/**1/2






Il trailer:







Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?









  

Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata

Nessun commento:

Posta un commento