Mi riferisco a The Blind Side di John Lee Hancock.
Ecco la recensione:
The Blind Side di John Lee
Hancock del 2009. Sandra Bullock, Quinton Aaron, Tim McGraw, Jae
Head, Kathy Bates, Lily Collins, Ray McKinnon, Kim Dickens, Adriane
Lenox, Sharon Morris, Andy Stahl. (128 min. ca.)
Michael Oher detto "Big Mike"
(Aaron), è un ragazzone di colore praticamente orfano e vive in un
quartiere malfamato. Grazie ad un amico riesce ad essere ammesso alla
scuola cattolica nonostante i suoi pessimi voti e il presunto QI
basso. Una sera, mentre girovaga da solo per la strada, viene notato
dalla ricca Leigh Anne Tuohy (Bullock), i cui figli frequentano lo
stesso compesso scolastico. Lo ospiterà a casa sua malgrado le
malelingue, lo aiuterà con gli studi e a diventare un campione di
football. Lei e il marito diventeranno anche suoi tutori legali.
Eppure c'è qualcuno che pensa ci sia un secondo fine.
Tratta dal
libro di Michael Williams The Blind Side: Evolution of a Game
che racconta la vera storia di Michael Oher, giocatore dei Baltimore
Ravens, è una commedia drammatica/sportiva e biografica. Rappresenta
un certo mondo, quello repubblicano e ne prende ahimè anche i
difetti.
L'ideologia, quel manierismo, ma, a dirla tutta, anche quel
buonismo, quell'american way of life, che rende il tutto
stucchevole e un po' finto.
La prima parte è la migliore, quando
cioè, inizia il rapporto fra la famiglia Tuohy e il protagonista (e
a quanto pare è tutto vero).
Finché rimane sulla commedia
drammatica - che comunque sa di già visto ma è scritta e narrata
bene - è piacevole, divertente e coinvolgente. Ma quando prende la
direzione della commedia sportiva spicciola, ecco che diventa tutto
troppo stereotipato, troppo leggerino e anche le battute e le varie
situazioni non fanno più ridere come dovrebbero (ad un certo punto
il bambino SJ, Jae Head, diventa irritante).
Il cast però è ottimo.
Ovviamente su tutti la protagonista Sandra Bullock: ogni scena
importante è incentrata su di lei, sulla sua - vera o presunta -
simpatia, sulle sue espressioni. Un ruolo tagliato su misura per lei
e che gridava già l'Oscar prima che venisse nominata. Non stupisce
abbia vinto un sacco di premi. Ed in effetti, a dire il vero, è
riuscita a caratterizzare bene un personaggio che sulla carta, a
parte qualche battuta, poteva essere scialbo. Ha carisma, c'è poco
da fare. E ha quell'istinto materno, il piglio giusto.
Interpretazione convincente (ma sopravvalutata). Quinton Aaron si
impegna e si vede. Kim Dickens è un bravo caratterista e nel ruolo
di coach è convincente. Tim McGraw (autore anche della canzone che
si sente nei titoli di coda) è insipido nella parte del marito, ma
va bene così, per la struttura e l'obiettivo del film: nulla doveva
distrarre dalla Bullock. Kathy Bates nella parte della tutor Miss Sue
è in gamba - non è una novità - ma fa poco.
La regia è abile, la
sceneggiatura buona ma retorica.
Un film semplice, godibile (mette
davvero il buonumore) ma furbo (tante le trovate strappalacrime e i
colpi bassi. Ben gestiti però dall'ironia del personaggio della
Bullock) e anche questo, sì, sopravvalutato. Musiche un po' anonime
di Carter Burwell.
Comunque da vedere (in lingua originale, cambia
moltissimo). Consigliato.
Voto: *** (Sono buona anch'io)
(Il vero Michael Oher e la sua nuova famiglia)
Il trailer:
Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?
Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata
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