sabato 23 maggio 2015

Amore, cucina e curry di Lasse Hallström, commedia esotica che strizza l'occhio a bollywood e ad altre pellicole. Stereotipi, vicende sentimentali, morale spicciola per un film affascinante per la confezione (e meno per il contenuto). Ottima Helen Mirren

Oggi vi voglio parlare di un film recente. Una commedia piena di stereotipi salvata in parte dalla protagonista.
Mi riferisco ad Amore, cucina e curry di Lasse Hallström.
Ecco la recensione:





Amore, cucina e curry (The Hundred-Foot Journey) di Lasse Hallström del 2014. Con Helen Mirren, Om Puri, Manish Dayal, Charlotte Le Bon, Amit Shah, Farzana Dua Elahe, Dillon Mitra, Aria Pandya. (122 min. ca.)
La famiglia Kadam, proprietaria di un ristorante, deve emigrare da Mumbai in Europa dopo un incendio dovuto a una guerra politica. Prima passano a Londra ma non va, poi si fermano in un piccolo paesino nel sud della Francia. Lì comprano una villa di campagna di fronte a Le Saule Pleureur, un lussuoso ristorante stellato gestito dalla severa Madame Mallory (Mirren). Il figlio del capofamiglia (Puri), Hassan (Dayal), è un giovane cuoco pieno di talento. E presto se ne accorgerà anche Madame, che deporrà le armi e smetterà di essere sua nemica. Il rispetto e l'affetto sarà reciproco. Non solo per Hassan. 
























Commedia etnica/esotica simil-bollywoodiana che parla della distanza (i The Hundred-Foot Journey del titolo, rovinato con l'orrenda traduzione in italiano) non solo fisica, ma anche culturale - e di tradizioni - che verrà annientata a colpi di cucina. 
Il tema è interessante, alcune riflessioni e metafore sono ben rappresentate, le scenografie (con l'uso del computer) sono ottime, i piatti mostrati sono corroboranti, invitanti, ben fotografati, di una perfezione assoluta. 
Eppure ci sono parecchie cose che stridono. 
A parte il déjà vu (ricorda mille altre pellicole con queste tematiche di fondo) e lo strizzare l'occhio a Masterchef e a Ratatouille, le vicende sentimentali mielose appaiono forzate seppur tenere - soprattutto per la coppia matura - l'happy end da manuale per quanto sia doveroso è troppo scontato, gli stereotipi seppur trattati con un pizzico di ironia un po' danno fastidio come la moralina spicciola (non è un caso che dietro al progetto ci siano come produttori Steven Spielberg e Oprah Winfrey, perché il buonismo trasuda da tutti i pori). È la festa dei cliché. 
Ma bisogna riconoscere che i tre protagonisti sono in parte. La Mirren è deliziosa: elegante, realmente di classe e snob al punto giusto, credibile. Om Puri che interpreta "papa" è simpatico ed espressivo senza trascendere, Manish Dayal sa come giostrarsi tra le varie ricette, è convincente. Anche Charlotte Le Bon è carina (ma un po' scialba e senza verve, come il personaggio che interpreta). 
Per il resto è un film godibile ma che si dilunga veramente troppo in certi punti, diventando prolisso e i difetti di cui sopra lo rendono un po' stucchevole e leggermente pesantino. 
Hallström non è stato male del tutto, la sceneggiatura funziona ma è quel che è nei contenuti. 
Da vedere per curiosità. Consigliato a metà (almeno fa venir fame sul serio e l'idea dell'incontro-scontro tra popoli attira sempre).


Voto: **1/2







Il trailer:








Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?












  
Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata

Nessun commento:

Posta un commento