sabato 17 gennaio 2015

Alabama Monroe - Una storia d'amore di Felix Van Groeningen, dramma di un rapporto familiare messo alla prova da una gravissima perdita e sulla illusione/disillusione. Bravissimi gli attori, belle suggestioni e colonna sonora perfetta per un film che - pur essendo realistico a modo suo - sferra troppi colpi bassi e ricatti emotivi per essere perfetto

Oggi vi voglio parlare di un film nominato come Miglior Film Straniero agli scorsi Oscar molto crudo ma anche molto straziante e ruffiano.
Mi riferisco ad Alabama Monroe di Felix Van Groeningen.
Ecco la recensione:





Alabama Monroe - Una storia d'amore (The Broken Circle Breakdown) di Felix Van Groeningen del 2012. Con Johan Heldenbergh, Veerle Baetens, Nell Cattrysse. Didier Bontnick (Heldenbergh) è un cantante e musicista bluegrass che ha l'America come mito, Elise Vandevelde (Baetens) è una tatuatrice. Si incontrano e si piacciono subito. C'è chimica, c'è sintonia ed Elise entra addirittura a far parte del gruppo di Didier. Dopo poco tempo - vivono già insieme - Elise annuncia di aspetare un bambino. Dopo un primo momento di smarrimento Didier sembra contento. Anzi, la piccola Maybelle (Cattrysse) porta allegria e avvicina ancora di più i due. Purtroppo la piccola si ammalerà di tumore all'età di sei anni e dopo aver tentanto tutto il possibile morirà. Da quel momento Didier ed Elise non saranno più gli stessi e tutta la buona volontà per ricostruire una parvenza di famiglia andrà a pezzi. In particolare, il dolore di Elise sarà fortissimo e irreparabile.



























Film tratto dall'opera teatrale dello stesso Heldenbergh e sceneggiato dal regista, è un film drammatico scandito dalle struggenti canzoni country (le parole infatti sono parti integranti della storia). 
La messa in scena è perfetta. Le riprese e gli ambienti sono ottimi. Gli attori realmente in parte (anche la bambina. Incredibilmente brava a fare la malata) carismatici (lui ha un che di Kris Kristofferson) ed espressivi. 
La colonna sonora è, come già detto, non solo pilastro portante ma anche oggettivamente meravigliosa, trascinante ed emozionante. 
La scelta dei flashback e della narrazione come fossero pensieri sparsi di Elise è intrigante e ben realizzata (il risultato poteva essere confuso invece qui la decostruzione è intelligente), ma alcune cose sono discutibili e sanno di già visto e piazzate lì appositamente per sconvolgere. E non si parla solamente di questo caso, quanto di quasi tutte le scelte drammatiche: dall'uccellino che si schianta sul vetro al monologo/sfogo di Didier in teatro (ma la lista è lunghissima), alla scena della spiegazione sulle stelle. Tutto realizzato per prendere allo stomaco dello spettatore, per farlo commuovere e arrabbiare. E ci riesce. 
Per questo, per quanto sia un film piuttosto verosimile dei rapporti di coppia, dell'elaborazione del lutto, perfino una critica verso l'America tanto amata - prima - dal protagonista e una riflessione sull'etica della religione, ogni cosa pare costruito a tavolino e appare poco sincero. 
Qualche guizzo di regia c'è però (stile europeo misto a cultura americana) e Van Groeningen sa come dirigere il cast, è pignolo con certi particolari, usando bene anche i primi piani e dando importanza, come a teatro - e vista la provenienza dell'opera non è casuale - ai gesti. 
Il resto però è una vicenda gonfiata, estremizzata. Forse banale no, ma troppo caricata. 
Nonostante ciò colpisce, è duro, davvero sconvolgente. Ma non basta. Troppi i ricatti emotivi. Comunque è da vedere. Consigliato (quando si è dell'umore giusto).


Voto: ***






Il trailer:







Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?












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