Mi riferisco a Song to Song di Terrence Malick.
Ecco la recensione:
Song to Song di Terrence Malick
del 2016. Con Michael Fassbender, Ryan Gosling, Rooney Mara, Natalie
Portman, Cate Blanchett. (129 min. ca.)
Austin, Texas. Triangoli amorosi ambientati
nel mondo effimero e superficiale della musica. Forse però il vero
amore vincerà.
Film drammatico/sentimentale. Begli ambienti (sia
interni che esterni), ottimo montaggio, fotografia impeccabile - come
al solito - di Lubezki, colonna sonora peculiare - com'era
auspicabile - riprese "casuali" in un clima sospeso.
I
protagonisti fanno cose, vedono gente, bighellonano senza meta o
quasi, si sdraiano, si bagnano i piedi nell'acqua, si aggrappano alle
tende guardando fuori dalle finestre, fanno l'amore vestiti (tranne
in una scena), in un vuoto, in una ricerca di successo e di serenità
nella vita privata.
Peccato però che i personaggi siano abbozzati,
non abbiano - volutamente, come negli ultimi lavori del regista - una
profondità e lo spettatore non potrà così provare nessuna empatia
e si limiterà a guardare con freddo distacco le loro vicissitudini.
Le varie relazioni (con telefonatissimi tradimenti su tradimenti)
sono prevedibili, così come banali alcuni cliché (ad esempio Rooney
Mara la quale, nel momento di transizione e smarrimento dopo essersi
lasciata con quello che dovrebbe essere il suo grande amore, ne
inizia una superficiale lesbo). Cast ricchissimo che pare non essere
al meglio (dev'essere difficilissimo lavorare con Malick, entrare
nella sua poetica, capire effettivamente cosa voglia dire). Comunque
è proprio Rooney Mara ad integrarsi meglio con i toni dell'opera. È
così eterea, sfuggente, fragile, delicata e dà tutta se stessa.
Balla, ride a crepapelle e come voce narrante funziona: è molto
suadente e magnetica e riesce a dare quel qualcosa in più. Bravino
anche Ryan Gosling. Funziona anche Michael Fassbender nei panni di un
mefistofelico produttore. Deludente Cate Blanchett: il suo
personaggio, che ha una storiella con quello di Gosling, è trattato
en passant e risulta artefatto all'estremo.
I camei come quelli di
Patti Smith, Iggy Pop e altri, lasciano altrettanto a desiderare
(addirittura Florence Welch che compare tra i primi della lista nei
titoli di coda, si intravede da lontano un paio di volte).
Continuo
naturale di Knight of Cups* (per il tipo di quadrature,
per la costruzione narrativa, il tema del conflitto/confronto col
padre e la madre) però più bilanciato, meglio strutturato, è un
film che si fa amare e odiare in contemporanea per il continuo girare
su se stesso, ma che purtuttavia rappresenta chiaramente la
perdizione della vita mondana e la voglia di ritornare ai veri
valori, alle cose essenziali, come il vivere d'amore senza
compromessi.
Questo ottimismo imprevedibile fa ben sperare.
Sperimentale? Sì. E Malick si fa riconoscere, nel bene e nel male:
il suo stile è inconfondibile. Affascina questa inafferrabilità
delle cose.
Da vedere per curiosità. Consigliato a metà.
Voto: **1/2
Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?
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