venerdì 16 giugno 2017

Cosa voglio di più di Silvio Soldini, film drammatico sui tradimenti di coppia al tempo della crisi economica. Intenso, tormentato, con un trio di attori in stato di grazia

Oggi vi voglio parlare di un film di qualche anno fa. Un film drammatico italiano di un autore magnifico, con una sua poetica e un suo modo di raccontare la quotidianità in modo mai banale.
Mi riferisco a Cosa voglio di più di Silvio Soldini.
Ecco la recensione:




 
Cosa voglio di più di Silvio Soldini del 2010. Con Alba Rohrwacher, Pierfrancesco Favino, Giuseppe Battiston, Teresa Saponangelo, Fabio Troiano, Tatiana Lepore, Adriana De Guilmi, Gigio Alberti, Ninni Bruschetta, Clelia Piscitello. (120 min. ca.)
Milano. Anna (Rohrwacher) ha un lavoro impiegatizio stabile, un compagno, Alessandro (Battiston), col quale convive e sta cercando di metter su famiglia. Un giorno conosce per caso durante un festeggiamento un ufficio, Domenico (Favino), che lavora nell'ambito del catering. Sposato, con due figlie. Tra i due scoppierà la passione. E quella passione porterà all'amore. Ma i conti da pagare, gli impegni già presi quasi come una condanna metteranno in discussione tutto. 












Film drammatico che racconta in modo credibile come pochi altri (non solo italiani) una relazione extraconiugale, il tradimento di coppia. 
Presentato in un contesto reale e quotidiano di normalità, convincente per l'appunto nelle dinamiche, nei toni, nei modi, tanto da far venire un vuoto nello stomaco dello spettatore che proverà empatia e si identificherà non soltanto con i protagonisti - caratterizzati perfettamente, senza alcuna sbavatura -, ma anche con i personaggi di contorno. 
Mostra con lucidità e chiarezza i sensi di colpa e la consapevolezza sia di Anna che di Domenico riguardo ai problemi che questa nuova relazione ha aggiunto alla precarietà della loro vita. Si fa portavoce, non giudica, fa vedere tutti i punti di vista partendo dalla protagonista e addentrandosi piano piano nella quotidianità degli altri. 
E, come ha affermato lo stesso Soldini, è un lavoro speculare rispetto a Giorni e nuvole* nel quale un problema economico provocava la rottura di una coppia consolidata. 
Qui Anna e Domenico potrebbero accontentarsi di ciò che hanno (ecco spiegato il titolo). In fondo, pur con qualche ristrettezza economica non manca loro nulla: hanno degli affetti solidi soprattutto. Ma è un tipo di amore diverso. Quello nuovo - che potrebbe essere scambiato inizialmente per un diversivo e stop - è un qualcosa di improvviso, non cercato ma anche vero, forte, che rompe questa sorta di monotonia (oltre che complicare le cose), che li obbliga a mettere in gioco tutto. O almeno, per qualche attimo. 
Il regista, solitamente molto pudico e discreto, ha per forza di cose dovuto mostrare delle scene di sesso esplicite, di sconcertante verosimiglianza coerentemente con l'opera in sé senza essere però volgare. Si percepiscono l'attrazione magnetica, il desiderio, il bisogno che Anna e Domenico hanno l'una dell'altro. 
La regia di Soldini è come al solito asciutta, essenziale, ma non invisibile. La sua incredibile intelligenza nelle scelte su cosa e come mostrare una determinata cosa, il taglio dato alla narrazione senza mai andare oltre, senza mai far diventare i suoi protagonisti degli stereotipi, è vitale, presente. E miglior cast non avrebbe potuto scegliere. Alba Rohrwacher è eccezionale e qui, più che in altri suoi lavori, dà dimostrazione di sapersi calare completamente nel personaggio senza caricare mai l'interpretazione, senza essere sopra le righe. Timida, taciturna, non una particolare bellezza e dunque nata per il ruolo. In alcuni istanti la sofferenza della sua Anna è resa talmente bene che si soffre con lei: non la si colpevolizza per le scelte che ha compiuto (merito ovvio anche del regista e della sceneggiatura), bensì si prova vero disagio. Pierfrancesco Favino è altrettanto in gamba e colpisce soprattutto nelle scene familiari con i figli. E, cosa che sulla carta parrebbe impossibile, con la Rohrwacher forma una coppia perfetta, perché non banale anche a livello di aspetto fisico. Giuseppe Battiston fa tenerezza per il suo essere così innamorato della compagna, così fondamentalmente comprensivo, buono e candido che lo portano a non accorgersi (o a non voler cogliere) certi segnali detti o non detti tra le righe. Un ruolo che interpreta con molte sfumature, mai banale. Ma tutti sono in parte. 
Un film apparentemente semplice, ma altresì complicato, così come lo sono i sentimenti, i rapporti di coppia. 
Coinvolgente, toccante, con snodi narrativi imprevedibili o quantomeno non scontati, ha ritmo, è struggente - in alcune scene è al limite dell'angosciante e del claustrofobico, soprattutto nelle scene quasi senza dialoghi, tra le mura domestiche, di Anna e Alessandro - e tenero al contempo. 
Scuote e fa riflettere, dato che spesso siamo quasi costretti a condannare o ad assolvere uno o l'altro personaggio, questa o quest'altra parte. In questo caso l'identificazione di cui sopra rende possibile una visione diversa del tradimento in sé per sé. 
Da vedere (quando si è in vena). Consigliatissimo. 

*Mia recensione
Voto: ***1/2










Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?













Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata

Nessun commento:

Posta un commento