lunedì 29 dicembre 2014

Mi piace lavorare (Mobbing) di Francesca Comencini, ritratto realistico di una situazione - purtroppo attualissima - di sottomissione, ricatti e soprusi sul posto di lavoro. Con una Nicoletta Braschi che riesce ad incanalare la sua proverbiale flemma in un'interpretazione misurata e convincente

Oggi vi voglio parlare di un film italiano di qualche anno fa fatto molto bene, molto realistico e ben recitato da un cast composto - tranne la protagonista - da attori non professionisti. Tratta un argomento controverso ma sempre attuale.
Mi riferisco a Mi piace lavorare (Mobbing) di Francesca Comencini.
Ecco la recensione:




 
Mi piace lavorare (Mobbing) di Francesca Comencini del 2003. Con Nicoletta Braschi, Camille Dugay Comencini. (89 min. ca.)
Anna (Braschi) è una madre separata che vive con la figlia Morgana (Comencini) che mantiene lavorando come contabile esperta in un'azienda. Quando questa viene assorbita e i capi cominciano a parlare di tagli, Anna viene presa di mira, mettendola in difficoltà, cambiandole mansioni continuamente (anche di responsabilità come il cronometrare il lavoro dei magazzinieri, i quali, ovviamente se la prenderanno con lei), facendole pressione, sfiancandola (infatti Anna si sentirà poco bene avendo una crisi di nervi/depressione), portandola così alle dimissioni. Ma lei cercherà una soluzione.










Ritratto realistico di una situazione quantomai attuale. Sottomissione, derisioni, umiliazioni, ricatti in un ambiente altrettanto realistico. La protagonista sembra inerme, obbligata ad accettare i soprusi. Fino a che non ne potrà più.
In questo Nicoletta Braschi è stata bravissima: la sua famosa flemma qui è stata perfetta e usata per dare vita ad un personaggio credibile. Un'interpretazione notevole.
Bravi anche gli altri attori non professionisti che sono parsi parte integrante di quel mondo del lavoro anche per il modo di parlare, molto naturali. Brava anche la ragazzina che ha interpretato Morgana. Un film girato bene, molto asciutto, con piglio documentaristico.
La sceneggiatura è della stessa Comencini in collaborazione con il sindacalista Daniele Ranieri e Assunta Cestaro, avvocato del lavoro.
La mano della CGL c'è e si vede ma il tutto si limita a raccontare una storia senza strafare in prese di posizione.
Peccato per il finale troppo frettoloso che non ha permesso di vedere le varie procedure per il ricorso. Tuttavia è riuscito, teso e appassionante, fa rivivere le sofferenze e l'ansia della protagonista. Vincitore della sezione Panorama del Festival di Berlino.
Da vedere. Consigliato.


Voto: ***







Il trailer:








Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?












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