martedì 12 luglio 2016

Quo vado? di Gennaro Nunziante, film commedia/comico che ironizza sui costumi degli italiani in Italia e all'estero. Niente di eclatante, ma raggiunge il suo scopo: far ridere

Oggi vi voglio parlare di un film recente. Un film italiano campione di incassi e che ha fatto parecchio parlare.
Mi riferisco a Quo vado? di Gennaro Nunziante.
Ecco la recensione:





Quo vado? di Gennaro Nunziante del 2015. Con Checco Zalone, Eleonora Giovanardi, Sonia Bergamasco, Ludovica Modugno, Maurizio Micheli, Ninni Bruschetta, Paolo Pierobon, Lino Banfi, Azzurra Martino. (86 min. ca.)
Checco Zalone (Zalone) è ossessionato fin dall'infanzia dal posto fisso. Quando con i tagli provinciali eliminano il suo posto di timbratore delle licenze di caccia e pesca è combattuto se dare le dimissioni o rimanere e venire trasferito. La dottoressa Sironi (Bergamasco) pur di toglierselo dai piedi lo manda al Polo Nord ed in Norvegia, ma lì Checco fa carriera e trova anche l'amore di Valeria (Giovanardi), una ricercatrice con tre figli da tre uomini diversi. Ma la nostalgia prende il sopravvento. 







Film commedia/comico che sa prendere in giro gli stereotipi degli italiani in Italia e all'estero. 
Fa dell'ironia buttando qui e là qualche parolaccia innocua, prova ad essere politicamente scorretto ma non ci riesce mai a fondo. 
Eppure funziona, fa ridere dall'inizio alla fine, è scritto bene (da Nunziante e Zalone), le situazioni sono portare all'estremo ma non sono così tanto lontane dalla realtà in qualche caso (peccato per qualche caduta di stile qua e là con battute e scenette volgarotte). Va per paradossi e iperboli e centra il punto. 
Checco Zalone è se stesso né più né meno. Eleonora Giovanardi è carina: la sua recitazione invece è troppo calcata. Così pure quella di Sonia Bergamasco (che ha preso troppi premi e avuto troppi riconoscimenti per una parte indubbiamente simpatica ma interpretata sopra le righe, bidimensionale). Gli altri fanno la loro. 
La regia è abbastanza calibrata. Peccato che funzioni a scompartimenti stagni scena dopo scena in modo meccanico e il ritmo ne risenta. 
Simpatico l'uso delle vecchie canzoni per sottolineare alcuni momenti particolari anche se pare tutto troppo studiato, troppo finto. 
Nonostante ciò intrattiene e riesce a raggiungere lo scopo prefissato: far ridere per l'appunto. 
Giusto o sbagliato che sia stato campione d'incassi? Non il migliore cinema, eppure neanche così puerile come i cinepanettoni. Sta nel giusto mezzo. 
Da vedere. Consigliato. 


Voto: **/**1/2






Il trailer:






Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?













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