mercoledì 6 luglio 2016

CULT CLASSICO - West Side Story di Jerome Robbins e Robert Wise, musical sulle rivalità razziali in un quartiere di Manhattan colorato e prevalentemente notturno. Tutto è perfetto: a cominciare dalle coereografie, fotografia, musiche. Gli attori sono in parte e i loro personaggi indimenticabili

Oggi vi voglio parlare di un film di molti anni fa. Un musical classico, un vero cult della storia del cinema.
Mi riferisco a West Side Story di Jerome Robbins e Robert Wise.
Ecco la recensione:





West Side Story di Jerome Robbins e Robert Wise del 1961. Con Natalie Wood, Richard Beymer, Russ Tamblyn, Rita Moreno, George Chakiris, Simon Oakland, Ned Glass, Jose De Vega. A Manhattan, i Jets, americani, con a capo Riff (Tamblyn) e gli Sharks, portoricani, con a capo Bernardo (Chakiris) continuano a farsi la guerra. Maria (Wood) e Tony (Beymer), conosciutisi ad un ballo serale di quartiere, si innamorano a dispetto delle due fazioni, ma una sfida "alla pari" programmata, mette il loro amore definitivamente nei guai. 



























Tratto dall'omonimo musical portato in scena a Broadway con enorme successo dal 1957 dagli stessi Robbins e Wise (con il libretto di Arthur Laurents, le musiche di Leonard Bernstein e i testi di Stephen Sondheim) e basato sulla tragedia di Shakespeare Romeo e Giulietta, è anch'esso un musical raffinatissimo, dinamico, pieno di idee e di forza. 
Già i titoli di testa di Saul Bass nell'overture fanno entrare in un'altra dimensione e successivamente, nel prologo, la panoramica dall'alto punta su New York fino a concentrarsi sul quartiere dove si svolge tutta la vicenda: ed ecco che una storia di quartiere diventa universale. E subito si viene introdotti a suon di balli nelle risse quasi innocue ma agguerrite tra le bande. 
È un'opera di grande potenza visiva, con una fotografia straordinaria - evocativa, quasi onirica -, delle scenografie curatissime, così come i costumi abbinati, con coreografie e balletti impeccabili.
La regia è ottima, poiché la macchina da presa è posizionata in modo da creare meno distanza con il pubblico (anzi, è come se lo spettatore fosse un osservatore posto negli angoli, sopra i tetti): non è il classico musical statico da teatro filmato, bensì di ampio respiro. 
La recitazione, come ci si aspetta, è enfatica, ma tutti gli attori sono in parte. Natalie Wood è adorabile ed anche se doppiata nel canto è espressiva e Richard Beymer è un innamorato perfetto (anche se non troppo belloccio). Rita Moreno (che ha vinto l'Oscar) è irresistibile e totalmente nel ruolo, George Chakiris (vincitore anche lui dell'Oscar come Miglior Attore Non Protagonista), ha il piglio giusto e balla divinamente. Ma tutti danno qualcosa e sono parte integrante. 
Una delle tante cose che stupiscono sono i testi delle canzoni: ironici, taglienti (come satira sugli "immigrati"), per niente accomodanti. Il linguaggio in generale è modernissimo, con parecchi doppi sensi per l'epoca. Che dire dei brani in sé? Sono nell'immaginario collettivo, non serve neanche menzionarne il titolo (o sì? "Maria", "Tonight", "America", "Somewhere", quelle più famose. Quest'ultima poi, anche estrapolata e cantata da vari artisti, è sempre un tuffo al cuore. Emozionante, immortale. Non che le altre non lo siano, ma "Somewhere" ha un significato specifico e forte) tanto la melodia è conosciuta. 
Eccezionali i titoli di coda che appaiono come graffiti e incisioni sui muri, porte e cartelli. 
Vincitore di dieci premi Oscar tra cui anche Miglior Film e Miglior Regia è un film meraviglioso ed estremamente originale (sì, la trama non lo è, ma è attuale, comunque di grande presa), che nonostante gli anni non perde il suo fascino, il suo smalto. 
Cult da vedere e rivedere (in lingua originale possibilmente, così c'è più fluidità tra cantato e parlato). Consigliatissimo. 


Voto: ****






Il trailer:







Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?











  

Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata

Nessun commento:

Posta un commento