sabato 9 luglio 2016

Copia conforme di Abbas Kiarostami, dramma particolare tutto giocato tra realtà e finzione. Con una straordinaria Binoche (che ha vinto il Prix d'interprétation féminine a Cannes) e un'ottima controparte maschile

Oggi vi voglio parlare di un film di pochi anni fa. Un film particolare del regista di cui ho già scritto ieri.
Mi riferisco a Copia conforme di Abbas Kiarostami.
Ecco la recensione:






Copia conforme (Copie conforme) di Abbas Kiarostami del 2010. Con Juliette Binoche, William Shimell, Jean-Claude Carrière, Agathe Natanson, Gianna Giachetti, Adrian Moore, Angelo Barbagallo, Andrea Laurenzi, Filippo Trojano. (106 min. ca.)
Arezzo. Lo scrittore americano James Miller (Shimell) presenta il suo libro "Copia conforme" che parla della differenza, se mai ci fosse, tra originale e copia. Alla conferenza c'è la gallerista Elle (Binoche) - separata (?), con un figlio - la quale, mediante il traduttore dell'opera, farà condurre l'uomo nel suo studio/negozio d'antiquariato. Elle inizialmente vuole solo farsi firmare delle copie del libro, successivamente decide di portare l'uomo a Lucignano. Quando una barista (Giachetti) li scambia per marito e moglie, dapprima Elle, poi anche James decidono di stare al gioco e di vivere il giorno del quindicesimo anniversario di matrimonio di lei. Come una copia conforme. 














Dramma molto particolare che gioca - ancora una volta - con realtà e finzione. 
Piano piano, quasi impercettibilmente, si passa da una commedia drammatica ad un dramma surreale vero e proprio e in una realtà parallela. Qualche volta confusa, ma molto affascinante. 
Juliette Binoche e William Shimell sono due protagonisti perfetti. 
Ed è una gioia sentirli dialogare in tre lingue quasi contemporaneamente (inglese, francese e italiano). La Binoche, che tra l'altro per questo ruolo ha vinto meritatamente il Prix d'interprétation féminine, è sempre estremamente carismatica, espressiva, passionale e al contempo misurata (sa come dosare l'intepretazione), raffinata. Eccezionale. Ma Shimell riesce a starle dietro e a bilanciare i toni. Un film pieno di simbolismi (gettati talvolta in faccia allo spettatore), criptico, che parla sì dell'arte ma che finisce per fare una disamina del rapporto di coppia e del matrimonio di Elle, quasi con un impianto teatrale per la sceneggiatura. 
Ottimi, manco a dirlo, gli ambienti, sfruttati benissimo (con quella "derealizzazione" che li fanno sembrare quasi distaccati, irreali). 
Impeccabile l'apporto di Luca Bigazzi come direttore della fotografia. Bizzarro, coinvolgente, con un finale aperto che sa come stupire, che non dà risposte, per l'appunto, bensì fa porre al pubblico mille domande. 
Da vedere (in lingua originale obbligatoriamente). Consigliatissimo. 


Voto: ***1/2






Il trailer:




Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?












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