martedì 29 dicembre 2015

Gli amanti del Pont-Neuf di Leos Carax, film drammatico/sentimentale non convenzionale, ispirato, crudo, coinvolgente. Con due attori eccellenti (Juliette Binoche e Denis Lavant) ad intepretare dei protagonisti particolari e fragili

Oggi vi voglio parlare di un film di qualche anno fa. Un film francese molto ispirato ed emotivamente di impatto. Con due bravissimi protagonisti.
Mi riferisco a Gli amanti del Pont-Neuf di Leos Carax.
Ecco la recensione:






Gli amanti del Pont-Neuf (Les Amants du Pont-Neuf) di Leos Carax del 1991. Con Juliette Binoche, Denis Lavant, Klaus-Michael Grüber. (125 min. ca.)
Parigi, 1989. Sul Pont-Neuf - in ricostruzione - Alex (Lavant), un clochard che si guadagna da vivere come sputatore di fuoco e Michèle Stalens (Binoche), una studentessa d'arte affetta da una rara malattia agli occhi che la sta portando alla cecità scappata di casa e che ora vive per strada, si incontrano. A fare da "mediatore" Hans (Grüber), un altro clochard, di mezza età. L'amore dei due sembra impossibile, travagliato per le condizioni disastrose in cui si trovano. Eppure trovano la forza per andare avanti. 
























Pellicola sentimentale/drammatica dalla lavorazione travagliata (set spostato, sforamento di budget e annullamento di accordi per la ricostruzione del ponte, l'infortunio di Denis Lavant che ha causato il tutto e ha fatto posticipare le riprese per quasi un anno) che racconta la storia di un amore più forte delle avversità. 
Nessuno ci avrebbe scommesso nulla, lo spettatore stesso rimane incredulo a guardare le vicende di questi ultimi, spostati e sfortunati che hanno bisogno soltanto di qualcuno a cui aggrapparsi, Sofferenza, stupore, vitalità e una Parigi postmoderna decadente. 
Molte scene e inquadrature riescono a dare un senso al tutto anche senza troppo dialogo (ma che, quando viene usato, sfodera delle perle sublimi). 
La fotografia è spettacolare e i toni surreali/visionari e lirici fanno il resto. 
L'alternanza poi di momenti crudissimi e realistici (della vita in povertà, del carcere, della forma fisica non proprio brillante - per usare un eufemismo - dei protagonisti) a momenti di una tenerezza disarmante, provocano un effetto strano di repulsione mista ad un coinvolgimento totale. 
La sceneggiatura (dello stesso Carax) e la regia sono ispirate, coerenti, originali, piene di invenzioni. 
Se alcune soluzioni appaiono gratuite, ecco che arriva una successiva ripresa. 
E i due attori sono perfetti e credibili (sembrano senza filtri). Juliette Binoche imbruttita e malandata nel suo handicap, regala un'interpretazione straordinaria, toccante, vera, così come quella di Denis Lavant, così goffo ma adorabile nella sua inquietudine e dipendenza. 
Sì, è un film che parla di dipendenza amorosa ma anche di un amore vero, di due anime sole che si trovano. E quando il cinema sa raccontarlo in questo modo, il risultato è un gioiellino. 
Toccante, appassionante, vibrante, straniante, passionale, romantico, solo all'apparenza deprimente. 
Tutto funziona, anche la colonna sonora. 
Da vedere assolutamente. Consigliatissimo. 

"Qualcuno vi ama.
Se amate qualcuno domani gli direte:
«Il cielo è bianco oggi».
Se sono io risponderò:
«Ma le nuvole sono nere».
Così sapremo che ci si ama".

"Le persone che si sognano di notte bisognerebbe chiamarle la mattina, al risveglio. La vita sarebbe più semplice. 'Ciao, ti ho sognato stanotte. È l'amore che mi ha svegliato'".


Voto: ****






Il trailer:







Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?













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