Mi riferisco a Il cavallo di Torino, l'ultima opera di Béla Tarr.
Ecco la recensione:
Il cavallo di Torino (A torinói ló) di Béla
Tarr del 2011. Con János Derzsi, Erika Bók, Mihály Kormos, Volker
Spengler. (149 min. ca.)
Ispirato ad un episodio della vita di Friedrich Nietzsche,
racconta i sei giorni della vita di un vetturino di mezza età che
vive insieme alla figlia in una casa di pietra e porte di legno
sottilissime in un posto sperduto e desolato. Ha un cavallo ormai in
fin di vita che non si muove neanche con le frustate. La figlia lo
aiuta a vestirsi dato che ha un braccio paralizzato, si impegna nelle
faccende di casa, va al pozzo a prendere l'acqua e come pasto prepara
solo due patate bollite. Intanto inizia a soffiare un vento
fortissimo. Arrivano gli zingari che per un attimo scuotono i due
dalla monotonia. È solo un attimo. Anche la decisione dell'uomo di
partire (con la figlia che traina carretto e cavallo) quando il pozzo
improvvisamente rimane senz'acqua non va a buon fine. Rimarranno lì,
a mangiare patate crude, nell'improvviso buio e ad
aspettare...
Pellicola cupa, catastrofica, con bellissimi e lentissimi
piani sequenza che si addentrano nella vita dei poveri protagonisti e
li segue nella ripetitività delle azioni giornaliere cogliendo anche
i momenti morti.
Bellissimo bianco e nero con fotografia che sfrutta la luce naturale, regia sopraffina, per un
film ancora di più facile fruizione di altre opere del regista (per
quanto possa risultare ostica la lentezza - più che mai funzionale
alla storia, per rappresentare il passare del tempo con gesti reiterati, la routine sfiancante - e la lunghezza).
Musiche minimali alla Philip Glass,
davvero ossessive.
La ragazza Erika Bók è la famosa bambina che
tortura il gatto in Satantango*.
Da vedere.
Consigliatissimo.
Voto: ***1/2/****
Il trailer:
Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?
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