mercoledì 18 ottobre 2017

Gruppo di famiglia in un interno di Luchino Visconti, dramma sulle vecchie e nuove generazioni (anni '70) a confronto. Suggestivo, d'atmosfera, coinvolgente e recitato benissimo

Oggi vi voglio parlare di un film di molti anni fa. Un film italiano drammatico diretto da un grande regista che ha fatto la storia del cinema (e del teatro).
Mi riferisco a Gruppo di famiglia in un interno di Luchino Visconti.
Ecco la recensione:






Gruppo di famiglia in un interno di Luchino Visconti del 1974. Con Burt Lancaster, Helmut Berger, Silvana Mangano, Claudia Marsani, Stefano Patrizi, Elvira Cortese, Claudia Cardinale, Dominique Sanda, Philippe Hersent, Guy Tréjean, Jean-Pierre Zola, Umberto Raho, Enzo Fiermonte, Romolo Valli, Margherita Horowitz. (125 min. ca.)
Un professore americano di mezza età (Lancaster) vive nella sua casa in centro a Roma piena di libri e di dipinti. La sua tranquillità viene turbata dalla conoscenza della marchesa Bianca Brumonti (Mangano), la quale pretende a tutti i costi che le affitti l'appartamento vuoto al piano di sopra per la figlia Lietta (Marsani) e una specie di figlioccio, Stefano (Patrizi). Con lei c'è comunque il suo giovane "accompagnatore" Konrad Huebel (Berger), invischiato in loschi traffici. 








Dramma, come sempre, per quanto riguarda Visconti, di impianto teatrale, che parla della società dell'epoca - anni '70 - che si scontra con la vecchia mentalità "chiusa". 
Nuove e vecchie generazioni a confronto (compresa la politica) in un'ambientazione polverosa, malinconica, decadente. 
Il regista non ha bisogno di presentazioni e forse non è neanche necessario parlare di quanto sia stato in gamba nel saper sfruttare gli interni (meravigliosi), nel farli diventare un personaggio a tutto tondo. Toccante, prolisso, logorroico, con riflessioni a mò di monologo. 
Il cast è eccezionale. Burt Lancaster offre una performance come sempre straordinaria: sembra vivere il suo personaggio, non fa sforzi. Carismatico come al solito Helmut Berger (attore feticcio, e non solo, di Visconti). Silvana Mangano è la perfetta snob fragile. Claudia Marsani tiene testa a tutti (più per i dialoghi, forse). 
Un film particolare, affascinante, senza peli sulla lingua (è piuttosto volgare talvolta, pieno di parolacce), ridondante certo, ma coinvolgente e pieno di ritmo, che riesce a creare empatia. 
Una curiosità: in una scena ambigua con i tre giovani si sente Testarda io cantata da Iva Zanicchi (e compaiono inoltre due canzoni della Caselli). 
Da vedere. Consigliato. 


 Voto: ***1/2/****








Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?












 

Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata

Nessun commento:

Posta un commento