venerdì 2 febbraio 2018

IN SALA - The Post di Steven Spielberg, il giornalismo americano contro la Guerra del Vietnam, Nixon e schierato per la libertà di stampa. La vicenda, che nel 1971 fece scalpore, raccontata con un ritmo incalzante, con uno stile asciutto e con attori ottimi: un film magistrale #Oscar2018 #AcademyAwards2018

Oggi vi voglio parlare di un altro film da ieri in sala. Un film di un regista molto amato, che qui riesce a sorprendere e a convincere come non mai.
Mi riferisco a The Post di Steven Spielberg.
Ecco la recensione:





 

The Post di Steven Spielberg del 2017. Con Meryl Streep, Tom Hanks, Sarah Paulson, Bob Odenkirk, Tracy Letts, Bradley Whitford, Bruce Greenwood, Matthew Rhys, Alison Brie, Carrie Coon, Jesse Plemons, David Cross, Zach Woods, Pat Healy, Jessie Mueller. (115 min. ca.)
Nel 1971 due giornali, il New York Times e il Washington Post, prima l'uno e poi l'altro, pubblicano i Pentagon Papers, documenti top secret del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d'America che rivelano delle sconvolgenti cose sulla guerra del Vietnam (che ancora si stava combattendo). 















Film drammatico/storico/d'inchiesta, ma soprattutto trattato contro la guerra, sulla libertà di stampa, il giornalismo (e su come fare cinema), stupisce per l'asciuttezza formale, uno stile sorprendentemente asciutto, secco e diretto che è facile ricondurre a Tutti gli uomini del Presidente di Alan J. Pakula (ne è una sorta di prequel? Alcuni segnali ci sono...).
Esemplare la ricostruzione ambientale, dai dialoghi serrati ma non incomprensibili anche nei vari snodi e passaggi che risultano chiari e sempre ficcanti.
Il ritmo è sempre teso, non c'è mai una caduta e i movimenti di macchina sa cosa mostrare per rendere lo spettatore partecipe ed interessato in modo costante.
Forse ci si mette un attimo di tempo per entrare nella vicenda, poiché non ci ha toccati direttamente, ma dopo qualche minuto si è totalmente dentro la storia e non si può che rimanerne angosciati, costernati e affascinati.
Affascinati anche dal cast tutto in parte: la direzione degli attori è perfetta. Meryl Streep fa tanto senza scene eclatanti (forse però la nomination all'Oscar è un'esagerazione. Come spesso negli ultimi anni) e Tom Hanks è sempre funzionale. Ottima Carrie Coon nel suo piccolo ma bel ruolo (una piccola giornalista dell'ultima fila che entra nel team di lavoro del Washington Post. A lei è riservata una scena toccante e recitata divinamente): sentiremo parlare di lei. Ottimo come sempre il marito della Coon, Tracy Letts.
Ma tutti si impegnano per realizzare un film corale solido, convincente, con un finale non buonista e meno scontato (e mai di maniera, mai retorico) di quanto si potrebbe pensare per una pellicola di Spielberg, il quale riesce a sfornare forse la sua opera più bella degli ultimi anni, se non uno dei suoi migliori lavori (incredibile non sia stato nominato per la Miglior Regia. La nomination ricevuta per il Miglior Film è sacrosanta invece).
Da vedere assolutamente (meglio se in lingua originale). Consigliatissimo.


Voto: ****




Il trailer:






Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?














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