sabato 19 novembre 2016

IN SALA - Animali Notturni di Tom Ford, thriller psicologico teso, coinvolgente, emotivamente e visivamente di impatto. Con dei grandi attori protagonisti (spicca una Amy Adams al massimo dell'espressività). Un gioiello imperdibile

Oggi vi voglio parlare di un film da giovedì nei cinema. Il nuovo film di un autore fantastico che già con la sua prima opera si era fatto riconoscere per uno stile molto personale ricercato.
Mi riferisco ad Animali Notturni di Tom Ford.
Ecco la recensione:





Animali Notturni (Nocturnal Animals) di Tom Ford del 2016. Con Amy Adams, Jake Gyllenhaal, Michael Shannon, Aaron Taylor-Johnson, Isla Fisher, Armie Hammer, Ellie Bamber, Laura Linney, Kristin Bauer van Straten, Karl Glusman, Robert Aramayo, Jena Malone, Michael Sheen, Andrea Riseborough. Susan Morrow (Adams) gestisce una galleria d'arte con il suo secondo marito Walker (Hammer). Un giorno riceve una scatola che contiene il manoscritto del romanzo del suo ex marito Edward (Gyllenhaal), il quale veniva da lei colpevolizzato di essere poco incisivo, troppo sensibile. Ne rimarrà turbata e ossessionata (anche per colpa della sua insonnia). 







La vendetta è un piatto che va servito freddo. E proprio questo probabilmente attua Edward, il protagonista di questo meraviglioso e appassionante thriller psicologico e dramma delle relazioni scritto, diretto e prodotto dallo stilista Tom Ford alla sua seconda prova da regista. 
Basato sul romanzo "Tony e Susan" di Austin Wright, è un film dall'enorme impatto emozionale e visivo. Ford regala - come in A Single Man, ma qui ancora di più - una lezione di stile, di classe ed eleganza. Ma non fini a se stesse, bensì al servizio di una vicenda dai parallellismi complessi tra la vita della protagonista Susan e la trama del romanzo scritto dall'ex marito. 
La trama è minimale ma dagli incastri perfetti. Gli ambienti si sposano con le due storie presentate: freddo, moderno, scarno, patinato quello di Susan. Essenziale ma "primordiale", grezzo, carnale, quello dell'alter ego di Edward, ossia Tony. In ogni caso tutti e due intrisi di inquietudine e curatissimi nei dettagli, nella composizione dell'immagine fotografica, nei colori (anche negli abbinamenti degli abiti - stupendi -, per forza di cose visto l'autore). Ottime le scenografie dal design che colpisce talmente tanto l'occhio dello spettatore da lasciarlo senza fiato. Ma non è soltanto questo. 
Tom Ford ama i suoi attori: i primi e primissimi piani catturano tutte le sensazioni dei personaggi. 
È anche vero però che con un cast del genere non poteva essere altrimenti. Amy Adams non è mai stata così credibile, così espressiva (nel suo sguardo rivela mille sfumature del suo personaggio e la sua sofferenza), così affascinante e magnetica. Una nomination all'Oscar per lei è d'obbligo (più che per Arrival* di Villeneuve). Non era facile giocare sul non detto (tutto sembra impassibile, è l'animo della protagonista ad essere in tumulto), con poche battute: lei ci è riuscita senza sforzo, con una grazia impressionante. Non che ci sia da stupirsi, ma è sempre un piacere poter applaudire una performance simile. Bravissimo - come di consueto anche per lui - Jake Gyllenhaal che cambia progressivamente nel corso della vicenda (come Amy Adams e la sua Susan da giovane, del resto). Interpretazione straziante, dolente, sentita. Michael Shannon nei panni del poliziotto all'inizio cinico e poi interessato alle sorti di Tony è eccezionale. Purtroppo però è penalizzato da un doppiaggio non alla sua altezza. Bravo anche Aaron Taylor-Johnson nel ruolo del malvivente spostato (una scena con lui fa fare, nonostante i toni dell'opera, mezzo sorriso. Tuttavia Ford sa cogliere e mettere in scena di continuo l'ironia di certe situazioni). 
Un film ricco di suggestioni. Particolare, non convenzionale, di un'intensità fuori misura (tesissimo. Alcune immagini flash fanno sobbalzare), pieno di ritmo, mai prolisso, coinvolgente (solo all'apparenza freddo e distaccato), impagabile sul piano estetico. 
Già i titoli di testa e tutta la sequenza iniziale fanno intuire che ci si trova davanti all'Arte. Pura e semplice arte ispirata. 
Non può lasciare indifferenti e l'ambiguità di certi snodi narrativi - su più piani temporali tra l'altro. E non lineari - così articolati e complicati (anche in questo caso solo apparentemente "asciutti") come i personaggi criptici e mai banali, fa rimuginare il pubblico anche a distanza di ore (il finale lascia interdetti, eppure poi ogni cosa trova un senso). 
Ottima la colonna sonora di Abel Korzeniowski (il tema portante ricorda vagamente The Sheltering Sky composta da Ryuichi Sakamoto per Il tè nel deserto* di Bertolucci. Un gioiello, un piccolo grande capolavoro. 
Da vedere (e da rivedere, magari in lingua originale) assolutamente. Consigliatissimo. 
(Meritato il Leone d'Argento vinto lo scorso settembre alla Mostra del Cinema di Venezia).

*Mie recensioni
Voto: ****/****1/2






Il trailer:






Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?













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