martedì 22 novembre 2016

IN SALA - Sing Street di John Carney, commedia drammatica/musicale ambientata nella Dublino degli anni '80. Piena di citazioni musicali - che colonna sonora! - e cinematografiche, di ironia. Un film leggero e dolce, non privo di una (rara) sensibilità e spunti di riflessione

Oggi vi voglio parlare di un film ancora nelle sale (anche se ancora per pochi giorni). Un film diretto da un autore eccezionale (per il suo approccio con la musica soprattutto).
Mi riferisco a Sing Street di John Carney.
Ecco la recensione:





Sing Street di John Carney del 2016. Con Ferdia Walsh-Peelo, Lucy Boynton, Jack Reynor, Aidan Gillen, Maria Doyle Kennedy, Kelly Thornton, Ben Carolane, Mark McKenna, Percy Chamburuka, Conor Hamilton, Karl Rice, Ian Kenny, Don Wycherley, Lydia McGuinness. (106 min. ca.)
Dublino, 1985. Conor "Cosmo" Lalor (Walsh-Peelo) è un quindicenne che deve affrontare il cambio di scuola per via dei problemi di budget familiare dato che i suoi genitori sono in procinto di separarsi. Tra atti di bullismo e maltrattamenti da parte del preside prete che gli impone regole ferree, riuscirà a ritagliarsi un angolo di felicità e a farsi valere mettendo in piedi una band con i suoi compagni che già suonicchiano, anche se all'inizio col solo scopo di conquistare la bella Raphina (Boynton), che ha un solo anno più di lui ma è tanto matura e vuole diventare una modella professionista. Il fratello Brendan (Reynor) gli darà delle dritte.














Commedia drammatica/musicale dalle atmosfere "underground" dell'Irlanda anni '80, con una colonna sonora eccezionale che spazia dagli a-ha ai Duran Duran, dagli Spandau Ballet ai Clash, dai Cure ai Jam, passando per gli Hall & Oates e i Motörhead (prende bonariamente in giro Phil Collins e i Genesis) e dai brani originali in collaborazione con Glen Hansard (che con Carney aveva già lavorato e composto la colonna sonora - vincendo anche l'Oscar per la Miglior Canzone - del magnifico Once*).
Ma non è soltanto questo.
È per l'appunto una storia di riscatto, di sana ribellione e del prendersi cura delle persone che si amano (Conor e suo fratello un po' in crisi, Conor e la ragazza di cui è innamorato, la band e il bullo della scuola).
Il tutto con toni leggeri (pur con una profondità imbarazzante) in bilico tra ironia (l'humor british è sempre così tagliente...) e dolcezza.
Gli attori sono bravissimi. Il protagonista è perfetto e somiglia ad Harold (di Harold e Maude, altra pellicola eccezionale - e soprattutto anticonvenzionale di Hal Ashby). Jack Reynor è totalmente in parte così come Lucy Boynton: carina, molto espressiva.
Un piccolo film pieno di citazioni (e rimandi a Ritorno al futuro) dell'epoca e di intelligenza, delicato e mai banale neanche quando la trama prende una piega troppo scontata o sa di già visto. E con un montaggio altrettanto efficace in alcuni punti.
John Carney riesce sempre a proporre delle opere nelle quali la musica è essenziale - come forma di espressione artistica e di se stessi - e cambia la vita dei protagonisti. In meglio, sempre (qualsiasi siano le sorti dei suddetti protagonisti). Con una sensibilità rara.
Divertente, sfizioso (piacerà anche ai romanticoni).
Una specie di romanzo di formazione, un inno alla creatività e al mettere a frutto le proprie potenzialità, sottolineando - e non nascondendo - la "diversità", senza uniformarsi.
Da vedere assolutamente (meglio in lingua originale, ovvio). Consigliatissimo.


*Mia recensione
Voto: ***








Il trailer:








Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?











Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata

Nessun commento:

Posta un commento