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giovedì 21 aprile 2016

Senza santi in paradiso di David Lowery, dramma/thriller notturno e suggestivo anche se si snoda un po' stancamente. Casey Affleck è inespressivo, bravi invece Rooney Mara e Ben Foster

Oggi vi voglio parlare di un film recente. Un film drammatico che da noi è uscito solo in home video. Affascinante, ma non del tutto riuscito.
Mi riferisco a Senza santi in paradiso di David Lowery.
Ecco la recensione:





Senza santi in paradiso (Ain't Them Bodies Saints) di David Lowery del 2013. Con Rooney Mara, Casey Affleck, Ben Foster, Keith Carradine, Nate Parker, Charles Baker, Rami Malek. (105 min. ca.)
Bob Muldoon (Affleck) è un fuorilegge. Durante una rapina, coinvolge anche la sua compagna Ruth Guthrie (Mara), incinta, la quale addirittura spara e ferisce il poliziotto Patrick Wheeler (Foster). Vengono arrestati tutti e due, ma lui si addossa tutta la colpa difendendo Ruth. Passano gli anni, Ruth cresce da sola la figlioletta ed è proprio Wheeler a prendersi cura di lei. Ma Bob scapperà di prigione, determinato a ritornare dalla sua famiglia... 


























Dramma/thriller notturno dalle suggestioni texane, ben inserito nel contesto. 
Purtroppo però le situazioni tendono a ripetersi in modo piatto per arrivare ad un finale prevedibile, anche se obiettivamente d'impatto. 
Inoltre, uno dei punti deboli è nel protagonista: Casey Affleck è inespressivo come uno stoccafisso e anche la verve nel pronunciare le battute è poco convincente. Peccato, perché il resto del cast è perfetto. Rooney Mara è come al solito impeccabile: espressiva anche nei silenzi, naturale anche nelle scene più melodrammatiche. Fragile, dolce, ma al tempo stesso determinata, come la sua Ruth. In ogni film è una conferma su quanto sappia scomparire nel personaggio. Ben Foster interpreta un personaggio molto protettivo risultando credibile e mai sopra le righe. Bello ritrovare il grande Keith Carradine. 
Un film (e una storia sul perdono) non del tutto perfetto e leggermente anomalo, con qualche caduta di ritmo (probabilmente per la sceneggiatura, oppure per la regia stessa non così forte). 
Non privo di fascino però. 
Da vedere. Consigliato.


Voto: **1/2/***





Il trailer:







Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?











Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata

sabato 12 marzo 2016

Pretty Baby di Louis Malle, film drammatico su una bambina nata in un bordello di New Orleans nei primi del 1900 e avviata al mestiere della madre. Controverso, scandaloso, con una Brooke Shields perfetta (come tutto il resto del cast). Bella la ricostruzione degli ambienti

Oggi vi voglio parlare di un film di parecchi anni fa. Un film di un grande autore che fece scandalo.
Mi riferisco a Pretty Baby di Louis Malle.
Ecco la recensione:




 
Pretty Baby di Louis Malle del 1978. Con Brooke Shields, Keith Carradine, Susan Sarandon, Frances Faye, Antonio Fargas, Diana Scarwid, Barbara Steele, Gerrit Graham. (109 min. ca.)
1917, New Orleans. Hattie (Sarandon) è una prostituta in un bordello gestito da Madame Nell (Faye). Ha appena avuto un bambino e lì con lei vive anche la figlia dodicenne Violet (Shields), una ragazzina che sembra già sapere tutto sul sesso e che dopo poco verrà iniziata al mestiere. Dopo un po' però Hattie si sposa e lascia la figlia abbandonata a se stessa, anche se Violet dopo un po' troverà un buon compagno in Bellocq (Carradine), un fotografo in pianta stabile nel bordello (per lavoro). Ma l'istinto materno prenderà il sopravvento (o il senso di colpa). 





























Pellicola drammatica che fece scandalo - è incorsa in tagli di censura piuttosto vistosi - per le scene di nudo di Brooke Sheilds (veramente dodicenne, anzi, forse anche più piccola) e per la storia. In effetti è un film piuttosto ostico da guardare. A parte i nudi (anche delle altre, soprattutto della Sarandon), che a dir la verità sono molto realistici per il contesto, può infastidire il linguaggio colorito e su dettagli sessuali soprattutto perché a pronunciare certe cose è proprio la protagonista. 
Per il resto, è un'opera con un senso, ossia la vita di una bambina cresciuta troppo in fretta, che, a parte l'apparenza con gli altri, rimane pur sempre una bambina che vorrebbe giocare ancora con le bambole, ama fare dispetti, malanni. 
In questo Brooke Shields è stata perfetta, ma anche inquietante (una domanda sorge spontanea: ma la sua famiglia come ha potuto dare l'autorizzazione o addirittura spingerla a interpretare un ruolo simile? Squallido). Gli altri attori non sono da meno: Susan Sarandon anche se non ancora nel pieno della sua carriera risulta già matura, affascinante, magnetica (nonostante compaia poco). Keith Carradine è altrettanto convincente e molto naturale. Bravi anche Frances Faye (la padrona della casa chiusa) e Antonio Fargas (il pianista), due caratteristi perfetti. Bella la ricostruzione ambientale, la fotografia, le inquadrature (alcune immagini sembrano dei dipinti), le scenografie, la colonna sonora ispirata al ragtime del periodo. 
Louis Malle sa sempre sconvolgere e stupire nel bene e nel male: qui forse ha esagerato un po' troppo, poiché anche se la vicenda è raccontata con sapienza (il soggetto tra l'altro era suo, a quattro mani con Polly Platt, la sceneggiatrice. La mano femminile si sente. C'è meno voyeurismo di quanto si possa immaginare), la regia sia ottima, solida, ci sia molto ritmo e il tutto scorra senza intoppi, il solo fatto di aver pensato di mettere in scena un tema simile, mette i brividi. 
È vero, all'epoca le cose andavano così, non è stato inventato nulla. Poi il finale davvero necessario, fa capire il perché di ogni scelta fatta. Eppure... 
Se l'intento era invece quello di far pensare lo spettatore, ci è riuscito: ci riesce anche a più di trentacinque anni di distanza. 
Un film controverso, ma ben realizzato, ben recitato e che sa coinvolgere. 
Da vedere (sicuramente dopo i diciotto anni). Consigliato. 


Voto: ***1/2










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