giovedì 17 novembre 2016

IN SALA - La ragazza del treno di Tate Taylor, thriller scialbo e confuso, con Emily Blunt protagonista smarrita (non soltanto per il personaggio che interpreta). Una vera delusione

Oggi vi voglio parlare di un film nelle sale in questi giorni. Un film thriller che ha avuto parecchia risonanza e ha creato altrettante aspettative. Purtroppo, per me, deluse.
Mi riferisco a La ragazza del treno di TateTaylor.
Ecco la recensione:





 
La ragazza del treno (The Girl on the Train) di Tate Taylor del 2016. Con Emily Blunt, Haley Bennett, Rebecca Ferguson, Justin Theroux, Luke Evans, Allison Janney, Édgar Ramírez, Lisa Kudrow, Laura Prepon. (112 min. ca.)
Rachel Watson (Blunt) è una donna che viaggiamolto in treno ed è una grande osservatrice. Un giorno scopre delle verità che coinvolgono il suo ex marito Tom (Theroux). Inizialmente, dato che proprio per colpa del matrimonio in crisi, è diventata alcolizzata nessuno le crede. Presto dovranno cambiare idea. 










Tratto dal romanzo omonimo bestseller di Paula Hawkins, è un thriller di fattura discutibile da film tv, con snodi narrativi mal presentati, flashback che vorrebbero essere creativi ma risultano pedanti, forzati, confusi. 
Già i primi minuti del lungo prologo si capisce l'andamento che avrà l'opera: piatta, con qualche momento di tensione qua e là e con un finale scontato, banalissimo (urticante). 
Gli attori sono diretti male: non rendono. Neanche Emily Blunt, che solitamente è espressiva, qui ha sempre la stessa faccia contrita e pare spaesata (non perché sia ubriaca). Peccato, perché nonostante ce la metta tutta, non riesce comunque a reggere il film. Anche il povero Justin Theroux più che morboso e freddo non pare. Per non parlare di Allison Janney: sprecatissima. 
Un film girato male, scritto altrettanto, senza guizzi, che sa di già visto e stravisto e scritto altrettanto. Un peccato: sulla carta pareva essere promettente. 
Ciliegina sulla torta un doppiaggio pedestre che ha reso ancora più inconsistenti i dialoghi imbarazzanti. Pessimo. 
Da evitare. Sconsigliato.


Voto: *1/2






Il trailer:







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sabato 12 novembre 2016

Tom à la ferme di Xavier Dolan, dramma intenso e struggente. Originale nella messa in scena degli eventi, diretto scritto e interpretato divinamente (ma non dovrebbe stupire). Libero

Oggi vi voglio parlare di un film molto, molto interessante di un giovane autore che non finisce mai di stupirmi, che io guardi uno dei suoi primi lavori o uno degli ultimi. Questo è un altro film molto originale e toccante.
Mi riferisco a Tom à la ferme di Xavier Dolan.
Ecco la recensione:





Tom à la ferme di Xavier Dolan del 2013. Con Xavier Dolan, Pierre-Yves Cardinal, Lise Roy, Évelyne Brochu, Manuel Tadros. (105 min. ca.)
Canada. Tom (Dolan) è un giovane che deve partecipare al funerale del suo compagno. Porterà lo scompiglio nella famiglia di lui, che vive in una fattoria. La madre Agathe (Roy) non sa dell'omosessualità del figlio e addirittura è convinta (così le hanno fatto credere) che avesse una fidanzata, mentre il fratello, ostile a fasi alterne, inizia un rapporto ambiguo e morboso con lui.







Film drammatico presentato in concorso alla 70a Mostra del Cinema di Venezia.
Pieno di idee, mai banale soprattutto per la costruzione, la messa in scena degli eventi, il montaggio. Xavier Dolan (bravissimo come sempre come attore. Espressivo, sempre in pare, dentro il personaggio) dimostra ancora una volta la sua sensibilità, il suo slancio creativo, la sua voglia di comunicare senza preconcetti, in piena libertà.
Il risultato è un'opera complessa (la sua quarta da regista), toccante, incredibilmente profonda per la sua giovane età. In particolare perché sa dar peso ad ogni elemento (anche la colonna sonora ha, come in tutti gli altri suoi lavori, una grande importanza) con naturalezza e originalità.
Qui è forse meno visionario rispetto ad un Laurence Anyways* o un Mommy*, eppure sa usare la macchina da presa, con delle inquadrature particolari che neanche certi registi di fama che potrebbero essere suoi zii, nonni.
Cast in parte, con recitazione in alcuni frangenti sopra le righe, ma ottimi (perché diretti magnificamente).
Un film struggente, originale - mai banale nonostante la trama semplice - e senza etichette, con molti momenti da ricordare ricchi di atmosfera.
Da vedere assolutamente. Consigliatissimo.

*Mie recensioni
Voto: ***1/2/****










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venerdì 4 novembre 2016

Fucking Åmål - Il coraggio di amare di Lukas Moodysson, film a tematica omosessuale ambientato nella Svezia di fine anni '90. Coraggioso, schietto, mai melenso, riesce a raccontare con naturalezza una storia delicata

Oggi vi voglio parlare di un film di un po' di anni fa. Un film a tematica omosessuale molto coraggioso (soprattutto perché incentrato su ragazzini).
Mi riferisco a Fucking Åmål - Il coraggio di amare di Lukas Moodysson.
Ecco la recensione:





Fucking Åmål - Il coraggio di amare (Fucking Åmål) di Lukas Moodysson del 1998. Con Alexandra Dahlström, Rebecka Liljeberg, Erica Carlson, Mathias Rust, Stefan Hörberg, Josefine Nyberg. (89 min. ca.)
Svezia, fine anni '90. Agnes (Liljeberg) è una ragazza di sedici anni solitaria, senza amici, derisa per le voci che girano sulla sua presunta omosessualità. Ed è vero, Agnes è lesbica ed è innamorata di Elin (Dahlström), una sua compagna di scuola molto popolare e considerata facile da tutti. Quello che però non sa è che Elin è confusa riguardo la sua sessualità. Una "festa" le farà conoscere meglio ed anche Elin ricambierà il suo amore. I timori di quest'ultima freneranno, inizialmente, il rapporto. 











Teen movie-sentimentale molto coraggioso per l'epoca. Racconta con naturalezza e con un linguaggio semplice (da giovani) la storia normale di due ragazzine alle prese con il loro coming out. 
Perché è vero che c'è una "relazione" fra le due, ma l'elemento più rilevante è la scoperta e l'uscire fuori dall'armadio, allo scoperto, contro tutto e tutti. 
Bel cast. Le attrici sono brave, anche loro credibili nella loro genuinità. 
Grezzo registicamente, sincero, con uno stile a metà tra un Christiane F. - Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino* e un Il tempo delle mele* (compresi i genitori alternativi), è un film schietto, talvolta ingenuo (ma è coerente con l'ambiente descritto), che sorprende nel riuscire a dire le cose senza girarci troppo attorno e soprattutto nel metterle in scena senza imbarazzi. Anche quando le cose sembrano troppo forzate, il tocco svedese - misurato - raggira il pericolo di melensaggini o scene strappalacrime e patetiche. 
Bella scelta dei brani che compongono la colonna sonora. 
Da vedere (anzi, magari da mostrare nelle scuole, è educativo). Consigliato. 

*Mie recensioni
Voto: ***1/2 









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giovedì 3 novembre 2016

La spia di Russell Rouse, thriller/noir completamente senza dialoghi dalla prima parte calma (ma già pervasa da un'ansia strisciante) e una seconda incalzante. Ambientato in una New York fotografata benissimo, con Ray Milland protagonista assoluto

Oggi vi voglio parlare di unfilm di moltissimi anni fa. Un film di spionaggio molto particolare e sconosciuto ai più, con un bravo protagonista.
Mi riferisco a La spia di Russell Rouse.
Ecco la recensione:





La spia (The Thief) di Russell Rouse del 1952. Con Ray Milland, Martin Gabel, Harry Bronson, Rita Vale, Rex O'Malley, Rita Gam, John McKutcheon, Joe Conlin. (85 min. ca.)
Allan Fields, un fisico nucleare irreprensibile (Milland) è una spia: passa informazioni a dei servizi segreti stranieri. La sua vita è continuamente minacciata. Si sente sotto torchio, sotto controllo e scandisce il tempo aspettando segnali e telefonate. Un incidente gli darà l'occasione per cambiare.















Film noir/thriller (e spionaggio, ovviamente) molto particolare poiché totalmente privo di dialoghi tranne qualche risata, verso dei personaggi, qualche suono ambientale (è presente sia musica interna che esterna. 
Tutto giocato sulla suspense, è un film che vive di gesti, di movimenti, di primi piani e di occhiate (del protagonista, soprattutto, il quale interagisce con gli altri personaggi). 
Dai tempi dilatati, ha verso il finale, un ritmo incalzante, davvero sincopato e teso che inquieta lo spettatore. 
In generale gli fa vivere comunque la stessa ansia di Fields, diviso tra sigarette e alcol nella notte newyorkese o nella giornata all'interno di grattacieli. 
Ottimo come sempre Ray Milland nel ruolo di un uomo alle strette, quasi perduto e sulla strada dell'alienazione. Qui deve recitare con lo sguardo, il volto ed è credibile, intenso. Bravi anche gli altri attori di contorno. Tutti sono aiutati da una regia di polso, una sceneggiatura semplice ma ispirata, da un montaggio tutto (o quasi) campi e controcampi. 
Un film claustrofobico, particolarissimo, con una bellissima fotografia B/N, che rende l'idea di cosa sia la "giornata tipica" di una spia. Interessante, davvero ben realizzato. 
Da vedere. Consigliatissimo. 


Voto: ***1/2 









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mercoledì 2 novembre 2016

Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte 2 di Francis Lawrence, ultimissimo capitolo della famosa saga-teen. Debole, senza pathos, poco convincente. Spicca comunque Jennifer Lawrence che, nella parte della ragazzina/eroina, è credibile

Oggi vi voglio parlare di un film piuttosto recente. Un sequel e ultimo capitolo di una saga di grande successo. Il risultato non è dei migliori.
Mi riferisco a Hunger Games: Il canto della rivolta parte 2 di Francis Lawrence.
Ecco la recensione:






Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte 2 (The Hunger Games: Mockingjay - Part 2) di Francis Lawrence del 2015. Con Jennifer Lawrence, Josh Hutcherson, Liam Hemsworth, Woody Harrelson, Elizabeth Banks, Julianne Moore, Philip Seymour Hoffman, Jeffrey Wright, Stanley Tucci, Donald Sutherland, Jena Malone, Sam Claflin, Willow Shields, Mahershala Ali, Elden Henson, Patina Miller, Natalie Dormer, Robert Knepper, Michelle Forbes, Evan Ross, Wes Chatham, Gwendoline Christie, Meta Golding, Paula Malcomson. (135 min. ca.)
Katniss Everdeen (Lawrence) deve annientar definitivamente il Presidente Snow e cercare di rendere Panem libero (anche dagli Hunger Games). Ma c'è chi, sotto sotto, le rema contro. 









Seguito, ultima parte e ultimissimo capitolo della famosissima saga tratta dai romanzi (orrendi) di Suzanne Collins, e purtroppo il più debole. 
Debole per molti motivi. Se le vicende le altre volte, pur didascaliche, avevano il pregio di essere raccontate con chiarezza, in questo caso è tutto confuso, le meccaniche di certi eventi sono spiegate male, raffazzonate, e il finale - solitamente ricco di pathos - arriva senza colpo ferire, scialbo, senza forza, sbrigativo. 
L'uso massiccio di CGI rende tutto fittizio. 
Interessanti come sempre invece le ambientazioni in sé, claustrofobiche, suggestive, coerenti con la storia. 
Il cast è come sempre valido. Jennifer Lawrence sembra nata per questo ruolo. È (stranamente) espressiva ma mai fuori luogo (come nelle pellicole di David O. Russell), dentro al personaggio. Convincente, affascinante. Purtroppo però è sottotono. Come sono sottotono tutti gli altri. Ognuno ha il suo ruolo, è un film corale, ma nessuno è incisivo veramente. Forse Donald Sutherland lo è ed anche Julianne Moore, ma è dovuto al loro carisma, non per altri meriti. Scende invece una lacrima rivedendo Philip Seymour Hoffman nella sua ultima interpretazione. 
Un film non riuscito del tutto poiché scritto male e diretto altrettanto), che però ha il pregio di mostrare un futuro distopico violento (certo, sempre all'acqua di rose) ad un pubblico - a cui è rivolto - giovane. Perciò può far riflettere sul concetto di dittatura e di libertà. Ma oltre alla morale spicciola non va. 
Un peccato dato che i primi due (e la prima parte* di quest'ultimo capitolo) non erano proprio da buttare (considerando sempre il target). 
Da vedere per amor di completezza. Consigliato a metà. 

*Mia recensione
Voto: **






Il trailer:






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