lunedì 8 gennaio 2018

IN SALA - Coco di Lee Unkrich e Adrian Molina, film d'animazione targato Pixar toccante, insolito e pieno di spunti di riflessione

Oggi vi voglio parlare di un film in questi giorni al cinema. Un film di animazione della Pixar speciale e toccante, pieno di spunti di riflessione.
Mi riferisco a Coco di Lee Unkrich e Adrian Molina.
Ecco la recensione:





Coco di Lee Unkrich e Adrian Molina (Pixar). (109 min. ca.)
Miguel Rivera, un ragazzino messicano di Santa Cecilia, nel Día de Muertos (1 e 2 novembre, come qui da noi), per poter partecipare ad un contest di talent show come chitarrista/cantante senza dirlo alla sua famiglia contraria da generazioni alla musica per una brutta esperienza con un loro parente, decide di rubare la chitarra del suo artista preferito (e il più famoso in Messico) Ernesto de la Cruz (che capisce essere suo pro-pro-zio). Ma finisce nella Terra dell'Aldilà, nel Regno dei Morti, e per ritornare indietro avrà bisogno di una mano dai suoi parenti defunti e da un apparentemente losco spirito: Héctor. 

















Film d'animazione creato dalla Pixar e distribuito dalla Disney davvero particolare per tematiche e di rara sensibilità e maturità. 
Gioca con il tabù della morte con delicatezza e buon gusto, infrangendolo come poche altre volte era successo in un film per ragazzi (sostanzialmente). 
Si concentra poi soprattutto sull'importanza della famiglia e del ricordo dei propri antenati e di quanto sia necessario andare alla ricerca delle proprie radici, delle proprie origini.
E di non mitizzare i propri idoli, ma di cercare altresì di comprendere la loro storia e poi, semmai, farli propri, non abbandonando mai i sogni.
Il tutto in salsa messicana, con lo spirito giusto, senza forzature e con una grafica eccezionale dai colori sfavillanti, con un uso incredibile della luce finto-naturale (con candele. Nel cimitero, di sera), delle panoramiche incredibili, una texture perfetta. 
Apprezzabile inoltre che le canzoni siano poche ed essenziali alla trama. 
Ottimo il lavoro di caratterizzazione dei personaggi principali. Pieno di momenti di tenerezza, fa sorridere occasionalmente e mai a caso (e i momenti simpatici, quando arrivano, sono impagabili), fa riflettere e commuovere. 
Gli ultimi minuti mettono a dura prova anche i più glaciali: impossibile non piangere senza ritegno. 
Ma tutto fila e se la cosa potrebbe apparire ricattatoria, non dimentichiamoci che ha una funzione ben precisa e la morale è ben chiara (inoltre era inevitabile, non poteva che terminare così). 
Un film dolcissimo e al contempo brutale, senza giri di parole, che riesce a parlare ad un pubblico vasto: forse proprio i più piccoli potrebbero non capire del tutto il significato di certi momenti, perché non hanno ancora chiaro il concetto di morte e sanno a spanne cosa voglia dire perdere un proprio caro. Ma offre in ogni caso una grande lezione. 
Una gioia per gli occhi e per il cuore. 
Da vedere e rivedere (meglio ora, al cinema). 
Da dimenticare invece - a parte la perfezione grafica indiscutibile - il cortometraggio eterno (di 22 minuti, troppi) de Le avventure di Olaf (il pupazzo di neve di Frozen* che parla sì anche questo di tradizioni e fa ridere qua e là, ma è anche troppo melenso, prolisso e ha delle canzoni imbarazzanti.


*Mia recensione
Voto: **** 




Il trailer:







Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?












   
Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata

venerdì 5 gennaio 2018

Vittoria e Abdul di Stephen Frears, dramma storico-biografico con punte di commedia che ripercorre la breve ma intensa amicizia tra la Regina Vittoria e il suo "maestro" indiano Abdul Karim. Stucchevole, dai buoni sentimenti e strappalacrime, riscattato da una protagonista come sempre fenomenale quale è Judi Dench

Oggi vi voglio parlare di un film recente, uscito nelle sale due mesi fa circa. Un film drammatico/storico con punte di commedia, un po' troppo strappalacrime e prevedibile, nonostante il buon cast e l'eleganza che contraddistingue la regia.
Mi riferisco a Vittoria e Abdul di Stephen Frears.
Ecco la recensione:






Vittoria e Abdul (Victoria & Abdul) di Stephen Frears del 2017. Con Judi Dench, Ali Fazal, Eddie Izzard, Tim Pigott-Smith, Paul Higgins, Adeel Akhtar, Simon Callow, Olivia Williams, Michael Gambon, Julian Wadham, Fenella Woolgar, Simon Paisley Day, Robin Soans, John Stahl. (112 min. ca.)
Ispirato alla storia vera dell'amicizia tra la Regina Vittoria con il muso Munshi, il suo segretario e maestro indiano Abdul Karim, che tanto aveva scatenato scandalo a corte. La vicenda è venuta alla luce grazie al ritrovamento del diario dello stesso Abdul nel 2010. 














Dramma storico-biografico con punte di commedia in puro "stile Frears": elegante, dalla confezione di classe. La vicenda però offre già di per sé dei pro e dei contro. 
Ossia tutto appare prevedibile e telefonato e c'è troppo spazio per dei colpi bassi strappalacrime e manierismi talvolta urticanti. 
Si sorride anche, ma le gag appaiono sgonfie, sanno di già visto. 
Tuttavia ha anche dei momenti di assoluta tenerezza e delicata poesia, i quali però vengono annacquati da quanto detto sopra. 
Girato in Inghilterra, Isola di Wight, India e ha appunto una bella scenografia e una cura per gli ambienti e i costumi. 
La colonna sonora di Thomas Newman appare, coerentemente col resto, un po' leziosa. 
Il cast invece è perfetto: soprattutto la divina Dame Judi Dench, che riesce a caratterizzare il personaggio con una fragilità e uno spessore toccante. Inoltre, essendo una pellicola di impianto molto teatrale, lei ci sguazza e dà il meglio, aiutata dai primissimi piani sul suo viso vero, vissuto, con tutte le rughe al loro posto. Bravo anche Ali Fazal nel ruolo di Abdul: mai invadente e meno macchiettistico (per lo meno in lingua originale) di quanto si potrebbe pensare. Eddie Izzard è un perfetto "figlio di mamma" arrivista, razzista e attaccato alla poltrona. 
Un film - presentato fuori concorso alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia - convenzionale, a tratti stucchevole, che intrattiene senza sforzi (benché il ritmo non sia sempre costante), piacevole per la presenza imponente ma sempre misurata di Judi Dench, alla quale non si può non voler bene. 
Da vedere per curiosità (in lingua originale, se possibile). Consigliato a metà. 



Voto: **1/2






La vera Regina Vittoria e il vero Abdul Karim



Il trailer:






Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?












Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata

sabato 23 dicembre 2017

La battaglia dei sessi di Jonathan Dayton e Valerie Faris commedia sportiva/biografica su una vicenda realmente accaduta nei primi anni '70 (e famosissima gara di tennis, che aveva fatto il record di telespettatori). Bel cast, ma il film è piuttosto convenzionale: abbaia ma non morde

Oggi vi voglio parlare di un film recente, uscito nelle sale due mesi fa. Un film diretto da due registi solitamente in gamba che qui dirigono un film sottotono.
Mi riferisco a La battaglia dei sessi di Jonathan Dayton e Valerie Faris.
Ecco la recensione:






La battaglia dei sessi (Battle of the Sexes) di Jonathan Dayton e Valerie Faris del 2017. Con Emma Stone, Steve Carell, Andrea Riseborough, Sarah Silverman, Bill Pullman, Alan Cumming, Elisabeth Shue, Austin Stowell, Natalie Morales, Eric Christian Olsen, Lewis Pullman, Jessica McNamee, Martha MacIsaac, Wallace Langham, Mark Harelik, Fred Armisen, John C. McGinley. (121 min. ca.)
Nel 1973, la campionessa di tennis Billie Jean King (Stone) femminista , contro il sessismo, che si batte per la parità di stipendio degli uomini e delle donne, decide di accettare la sfida di Bobby Riggs (Carell), ex campione e scommettitore maschilista, diventata famosa come "La battaglia dei sessi". Ovviamente chi vincerà lo si sa. La vittoria avrà un grande valore simbolico... 












Film biografico/sportivo lodevole nei toni e per i contenuti (il messaggio che porta con sé è encomiabile e quanto mai attuale), ovviamente tratto da una vicenda realmente accaduta e molto americana - cioè insita in quella determinata mentalità, in quel determinato modo plateale di affrontare le cose, a cui noi non siamo abituati e che ci lascia leggermente di stucco - che mescola con abilità la vita privata della King (con coming out, o quasi, compreso) e con l'ironia da commedia riesce a cavarsela anche nei momenti morti. Parecchi. 
La pellicola risulta ripetitiva nei dialoghi e nelle situazioni, prolissa e talvolta senza mordente, poiché incentrata soprattutto sulla partita finale (piena di tensione, bisogna ammetterlo, con campi e controcampi e una buona simulazione di gara). 
Belle atmosfere anni '70 con fotografia peculiare, ottima la colonna sonora non originale (ossia i brani famosi dell'epoca, quali ad esempio Crimson and Clover o Rocket Man) mentre quella originale di Nicholas Britell è pedante ed invadente. 
Il cast è in parte. Emma Stone (qui brutto anatroccolo esteticamente) è atletica e combattiva: si vede che si impegna e caratterizza un personaggio non facile da inquadrare con forza e carisma. Steve Carell è un perfetto antipatico. 
Bello ritrovare Elisabeth Shue (nei panni della moglie di Riggs) e lo "scomparso" Bill Pullman. Alan Cumming è sempre magnifico. 
Un film che non riesce a staccarsi di dosso quella convenzionalità tipica delle pellicole di genere sportivo/biografico e che viene fagocitato da una prevedibilità che, seppur stemperata dalla suspense di cui sopra, non riesce a soddisfare appieno lo spettatore. 
Ed era altrettanto intuibile fin dal trailer (che non dovrebbe mai essere metro di misura però). Il felice duo di Little Miss Sunshine e Ruby Sparks* qui risulta sottotono, leggermente superficiale. 
Colpa probabilmente di una sceneggiatura garbata e che si rifà a certi canoni ma senza nerbo a sufficienza. 
Ma è comunque una bella storia, da conoscere perché la persona Billie Jean King è interessante. 
Da vedere (in lingua originale per godersi meglio le interpretazioni). Consigliato a metà.

*Mia recensione
Voto: **1/2



I veri King e Riggs





Il trailer:







Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?














Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata

giovedì 14 dicembre 2017

Lo and Behold - Internet: il futuro è oggi di Werner Herzog, documentario che riflette e fa riflettere sui pro e i contro della tecnologia dall'invenzione di internet ai nostri giorni. Inquietante, intelligente, sempre acuto e con un ritmo costante

Oggi vi voglio parlare di un'opera recente. Un documentario diretto da un grande autore e regista, che fa molto riflettere.
Mi riferisco a Lo and Behold - Internet: il futuro è oggi di Werner Herzog.
Ecco la recensione:






Lo and Behold - Internet: il futuro è oggi (Lo and Behold, Reveries of the Connected World) di Werner Herzog del 2016. (98 min. ca.)








Documentario sull'impatto che ha la tecnologia sull'esistenza dell'uomo. 
Si parla di internet (anche la dipendenza da questo), di possibili blackout, degli hacker, della robotica. 
Il tutto con uno sguardo critico. Gli argomenti vengono analizzati e confutati, le interviste sono ben montate, c'è ritmo e gli esperti (che siano scienziati o fisici o informatici, ecc....) sono stati selezionati accuratamente in modo da lasciare lo spettatore soddisfatto sì, ma con quel dubbio (le opinioni sono talvolta contrarie, eppure condivisibili) che è proprio dell'essere umano in realtà, perciò diventa una specie di metafora dell'opera stessa. 
Inoltre crea ansia ed inquietudine, vuoi per i temi trattati (in dieci capitoli) che per le immagini così taglienti e provocatorie (esattamente come lo humor dello stesso Herzog, voce narrante tra l'altro nella versione originale), evocative. 
La bellezza di questo documentario, a parte l'armonia, la solidità delle tesi dimostrate, è la capacità di intrattenere ed interessare anche chi è lontano da certi concetti (filosofici, matematici, informatici....), mescolando la storia con pensieri astratti o con testimonianze dirette (come sempre un po' filtrate e rese melodrammatiche e surreali per un certo verso). 
Un piccolo gioiellino che riesce a cambiare lo sguardo sulla tecnologia, fa riflettere, rimanendo a lungo impresso. 
Da vedere assolutamente. Consigliatissimo.


Voto: ****




Il trailer:







Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?














Chiunque volesse prendere le recensioni citi questo blog. Riproduzione riservata