martedì 23 gennaio 2018

Wonderstruck di Todd Haynes, film drammatico su due storie parallele che si ricongiungono che hanno per protagonisti due bambini sordi. Le intenzioni c'erano, ma non c'è lo stupore, non c'è la meraviglia: è un'opera piatta. Una vera delusione

Oggi vi voglio parlare di un film recente. Un film di un grande autore, un grandissimo regista che, malgrado le premesse, qui ha proprio sbagliato pellicola.
Mi riferisco a Wonderstruck di Todd Haynes.
Ecco la recensione:





Wonderstruck di Todd Haynes del 2017. Con Oakes Fegley, Julianne Moore, Michelle Williams, Millicent Simmonds, Amy Hargreaves, Cory Michael Smith, Tom Noonan. (117 min. ca.)
Due storie parallele: una nel 1927 e una negli anni '70 che hanno al centro Ben (Fegley) e Rose (Simmonds), due bambini orfani e sordi, i quali cercano di avvicinarsi ai propri familiari. Tutti e due hanno in comune anche una visita speciale nel museo di storia naturale di New York e un libro... Le loro vicende si incroceranno. 














Film drammatico basato sul romanzo di Brian Selznick e sceneggiato dallo stesso Haynes.  
La stanza delle meraviglie è il titolo, ma di meraviglia e di stupore ce n'è ben poco, purtroppo. 
Il regista sa giocare con il B/N - le parti da cinema muto in pratica - e con quelle più moderne (con il suo mito Bowie che riecheggia qua e là) con la solita bella fotografia di Edward Lachman e la colonna sonora dolce in stile Elmer Bernstein. 
Eppure non riesce a convincere, a coinvolgere: fa invece rimanere impassibili. Anche le scene che dovrebbero essere "madri", strappalacrime o commoventi, risultano completamente prive di pathos e di vero interesse. La delicatezza, il suo sguardo, il suo amore per New York, per le foto e il cinema in B/N con i bambini protagonisti (la pellicola è vista con gli occhi di questi bambini "perduti") si sentono tutte. Ma è sottotono, non c'è brio. 
E nel momento stesso in cui l'interesse dello spettatore, - durante la svolta cruciale -, si fa viva, poi viene smorzata da un prosieguo inconsistente, poco incisivo. 
I bambini sono bravissimi, Julianne Moore dove la metti fa la sua figura. 
Tuttavia, nulla può ad un film che ha sì il cuore, ma non lo dimostra al pubblico e il finale poetico ed etereo, svanisce per l'appunto con tutto il resto. 
Ciò che rimane è la delusione per un'opera che poteva essere e non è stata, che vaga in una strana superficialità.
E soprattutto per aver constatato, ahinoi, che anche il grande Todd Haynes non è infallibile (stavolta la gestualità e il non detto, non sono riusciti nell'intento di dare realmente qualcosa). 
Capita anche ai migliori, ma dispiace, specialmente dopo quel gioiellino (anzi, sbilanciamoci: capolavoro) che è Carol* (non che gli altri fossero inferiori. Vogliamo parlare di Lontano dal paradiso?)
Da vedere solo per curiosità (in lingua originale). È stato proiettato in pochi cinema selezionati nonostante fosse in concorso a Cannes. Probabilmente è meglio così. 


*Mia recensione
Voto: **1/2




Il trailer:







Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?












    
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