lunedì 19 settembre 2016

Il grande capo di Lars Von Trier, commedia grottesca e demenziale un po' autocelebrativa, che prende di mira spettatori, attori. Il regista danese ne ha per tutti... Comunque, nel suo piccolo, davvero particolare

Oggi vi voglio parlare di un film di qualche anno fa. Un film di un grande e controverso autore/regista che questa volta si misura con una commedia... particolare.
Mi riferisco a Il grande capo di Lars Von Trier.
Ecco la recensione:





Il grande capo (Direktøren for det hele) di Lars Von Trier del 2006. Con Jens Albinus, Peter Gantzler, Friðrik Þór Friðriksson, Iben Hjejle, Mia Lyhne, Jean-Marc Barr, Henrik Prip, Casper Christensen, Sofie Gråbøl, Anders Hove, Benedikt Erlingsson. (99 min. ca.)
Danimarca. Una importante azienda di informatica sta per essere venduta ad un islandese di nome Finnur (Friðriksson). Il dirigente Ravn (Gantzler), che si spaccia per un semplice consulente, è in realtà il proprietario, ma per "lavasene le mani", ingaggia un attore per interpretare "il grande capo", colui che deve prendere le decisioni. Troverà Kristoffer, un attore disoccupato che all'inizio avrebbe dovuto fare solo la comparsa all'interno degli uffici. Invece... 













Commedia tragicomica, grottesca e demenziale nella quale Von Trier parla di se stesso (ed interviene anche fisicamente apparendo riflesso nelle finestre ed interrompendo per qualche attimo la pellicola parlando direttamente allo spettatore), del suo rapporto con il pubblico o i critici (ovviamente mediante metafore). 
Ed inoltre prende in giro la commedia tradizionale, i sotterfugi narrativi con l'happy end e racconta il ruolo dell'attore (uno zimbello in mano a chi lo dirige in sostanza). Tutto sotto forma di farsa, in una specie di teatro dell'assurdo e metateatro con dinamiche che potrebbero sembrare semplici, ma che in realtà sono complicatissime, difficilissime da gestire. 
Un plauso al regista che è riuscito a portare a termine l'opera senza troppi intoppi e con il ritmo sempre sostenuto. 
Certo, il finale potrebbe risultare perfino ostico, insopportabile e tirato via, eppure è coerente. 
È un film autocelebrativo, un continuo lodarsi camuffato dall'autoironia. Tuttavia funziona. Dalla sceneggiatura alla regia per l'appunto (è stata utilizzata per la prima volta la tecnica dell'automavision, puro stile Dogma). 
Gli attori sono bravi ad interpretare il ruolo di perfetti imbecilli senza nerbo. Interessante, strampalato e, a suo modo, geniale. Un esperimento riuscito. Sicuramente non la classica commedia. 
Da vedere. Consigliato.


Voto: ***/***1/2









Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?












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