Mi riferisco ad Amore, cucina e curry di Lasse Hallström.
Ecco la recensione:
Amore, cucina e curry (The Hundred-Foot Journey) di Lasse
Hallström del 2014. Con Helen Mirren, Om Puri, Manish Dayal,
Charlotte Le Bon, Amit Shah, Farzana Dua Elahe, Dillon Mitra, Aria
Pandya. (122 min. ca.)
La famiglia Kadam, proprietaria di un ristorante, deve
emigrare da Mumbai in Europa dopo un incendio dovuto a una guerra
politica. Prima passano a Londra ma non va, poi si fermano in un
piccolo paesino nel sud della Francia. Lì comprano una villa di
campagna di fronte a Le Saule Pleureur, un lussuoso ristorante
stellato gestito dalla severa Madame Mallory (Mirren). Il figlio del
capofamiglia (Puri), Hassan (Dayal), è un giovane cuoco pieno di
talento. E presto se ne accorgerà anche Madame, che deporrà le armi
e smetterà di essere sua nemica. Il rispetto e l'affetto sarà
reciproco. Non solo per Hassan.
Commedia etnica/esotica simil-bollywoodiana che parla
della distanza (i The Hundred-Foot Journey del titolo,
rovinato con l'orrenda traduzione in italiano) non solo fisica, ma anche
culturale - e di tradizioni - che verrà annientata a colpi di cucina.
Il tema è
interessante, alcune riflessioni e metafore sono ben rappresentate,
le scenografie (con l'uso del computer) sono ottime, i piatti
mostrati sono corroboranti, invitanti, ben fotografati, di una
perfezione assoluta.
Eppure ci sono parecchie cose che stridono.
A
parte il déjà vu (ricorda mille altre pellicole con queste
tematiche di fondo) e lo strizzare l'occhio a Masterchef
e a Ratatouille, le vicende sentimentali mielose appaiono
forzate seppur tenere - soprattutto per la coppia matura - l'happy
end da manuale per quanto sia doveroso è troppo scontato, gli
stereotipi seppur trattati con un pizzico di ironia un po' danno
fastidio come la moralina spicciola (non è un caso che dietro al
progetto ci siano come produttori Steven Spielberg e Oprah Winfrey,
perché il buonismo trasuda da tutti i pori). È la festa dei cliché.
Ma bisogna riconoscere che i tre protagonisti sono in parte. La
Mirren è deliziosa: elegante, realmente di classe e snob al punto
giusto, credibile. Om Puri che interpreta "papa" è
simpatico ed espressivo senza trascendere, Manish Dayal sa come
giostrarsi tra le varie ricette, è convincente. Anche Charlotte Le
Bon è carina (ma un po' scialba e senza verve, come il personaggio
che interpreta).
Per il resto è un film godibile ma che si dilunga
veramente troppo in certi punti, diventando prolisso e i difetti di cui sopra lo rendono
un po' stucchevole e leggermente pesantino.
Hallström non è stato
male del tutto, la sceneggiatura funziona ma è quel che è nei
contenuti.
Da vedere per curiosità. Consigliato a metà (almeno fa
venir fame sul serio e l'idea dell'incontro-scontro tra popoli attira sempre).
Voto: **1/2
Voi l'avete visto? Cosa ne pensate?
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