Mi riferisco a Green Book di Peter Farrelly con Viggo Mortensen, Mahershala Ali e Linda Cardellini.
Green Book di Peter Farrelly, storia vera - romanzata - sul pianista di colore Don Shirley e del suo autista bianco Tony Vallelonga, è buonista e di maniera, fin troppo furbo e prevedibile, con quelle sue battutine puntuali e il suo essere così posato.
Ma tra un Viggo Mortensen ghignoso e dall'italiano (o)stentato (in lingua originale sanguinano le orecchie) e un Mahershala Ali che dimostra ancora una volta di essere al di sopra dei film che interpreta (ricordate quell'obbrobrio acclamato che fu nel 2016 "Moonlight" di Barry Jenkins?), tra la bella musica dell'epoca e l'atmosfera natalizia, la suggestione vintage, quel "sa di già visto", cattura, coinvolge, rende partecipi: i buoni sentimenti e l'ironia facile intontiscono tutti, ammettiamolo.
Il punto è che ci troviamo davanti ad una pellicola di intrattenimento.
Intelligente, talvolta acuta, a volte ingenuotta (sembra che il coraggio iniziale si annacqui in qualcosa di molto più formale e politicamente corretto di quanto non sembrasse) non è assolutamente meritevole di un Oscar come Miglior Film ad esempio, a prescindere dagli altri concorrenti.
Ma è quel tipo di opera che sembra chiamarli, i premi popolari.
Una bella operazioncina che piace e si autocompiace.
Merita comunque una visione, sapendo in anticipo che si verrà "ricattati".
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